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Dissertations / Theses on the topic 'TOPOGRAFIA ANTICA'

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1

Guaglianone, Andrea <1988&gt. "Topografia delle distribuzioni frumentarie a Roma : le Porticus Minuciae duae." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11978.

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Abstract:
Lo studio del servizio delle frumentationes a Roma si lega indissolubilmente con l'identificazione delle porticus Minuciae, un argomento che fa discutere da sempre sui limiti propri di una ricerca condotta, fin'ora, avvalendosi quasi esclusivamente di un sistema di fonti storiche non esiguo ma insufficiente e spesso contraddittorio. Con il presente progetto si cercherà di affiancare alla ricerca storica un approccio diretto ai monumenti e alle loro relazioni spaziali, temporali e culturali.
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2

Braini, Massimo. "Trieste antica: nuovi dati per la forma urbis." Bachelor's thesis, Università degli Studi di Trieste, 2003. http://hdl.handle.net/10077/21666.

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3

Turchetto, Jacopo. "Cappadocia centro-meridionale (Turchia). Il sistema di viabilità antica in una terra di frontiera." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423597.

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Abstract:
While considering the ancient road network of Anatolia, central and southern Cappadocia could very well have served as a major hub or pivotal area, and merits our special attention on account of its strategic importance both in the military and in the economic senses. The whole district was, indeed, passed through by a series of roads, which effectively linked east and west, as well as south and north. The ‘southern’ directrix leading from Konya/Iconium to the Cilician Gates, running across the Çakıt Suyu valley, ensured smooth and easy communication between the Anatolian plateau and the Mediterranean shores of Cilicia. The ‘northern’ highway from Konya/Iconium to Aksaray/Colonia Arcilaida and Kayseri/Caesarea - which has at least been in use from the Achaemenid period to nowadays - connected the inner land to the eastern boundary of Anatolia and especially to the Euphrates district. Another historically important road from Kayseri/Caesarea to the Cilician Gates joined the former directrix to the latter, closing that sort of wide and hypothetical ‘road triangle’ - whose vertexes being Konya, Kayseri and the Cilician Gates – which has really characterised that frontier territory. This thesis tries to describe all that road system, which has been in use, even if in different ways, through time till nowadays. The ancient road-tracks have been reconstructed by a renewed study of Greek, Roman and Byzantine literary and epigraphic sources, new archaeological data, new surveys conducted on-site and by remote sensing analysis. And all these have led to a reconsideration of the various hypotheses advanced by scholars with regard to the actual line taken by these arterial roads, and they have drawn us to propose a more congruous picture of the ancient road network which existed in this border territory that linked East and West.
Nel quadro dell’antica viabilità dell’Anatolia, la Cappadocia centro-meridionale dovette rappresentare uno snodo importante, un’area privilegiata che merita una particolare attenzione in considerazione della sua rilevanza strategica, sia dal punto di vista militare che da quello economico. L’intero comprensorio era effettivamente attraversato da una serie di arterie stradali che collegavano l’Oriente e l’Occidente, così come nord e sud. L’arteria ‘meridionale’, che da Konya/Iconium procedeva verso le Porte Cilicie, passando per la valle del Çakıt Suyu, dovette rappresentare da sempre una via di comunicazione facile e agevole tra l’altopiano anatolico e la fascia costiera mediterranea della Cilicia. Quella ‘settentrionale’, stesa tra Konya/Iconium, Aksaray/Colonia Arcilaida e Kayseri/Caesarea – che sembrerebbe essere stata sfruttata quanto meno da epoca achemenide – favoriva una connessione tra l’entroterra e il confine orientale dell’Anatolia e, specialmente, con il comprensorio attraversato dall’Eufrate. Una terza strada, storicamente rilevante, che andava da Kayseri/Caesarea fino alle Porte Cilicie, doveva poi unire quelle due direttrici, chiudendo in questo modo quell’ampio e ideale ‘triangolo stradale’, i cui vertici sono rappresentati da Konya, Kayseri e le Porte Cilicie, che dovette veramente condizionare quella terra di frontiera. Questa tesi si propone di descrivere tutta quella rete stradale, costantemente utilizzata, anche se in termini differenti, nel corso del tempo. In particolare, si è cercato di ricostruire i diversi tracciati stradali sulla base di una rinnovata analisi delle fonti greche, romane e bizantine (sia letterarie che epigrafiche), di nuovi dati di carattere archeologico, di ricognizioni in loco e dell’analisi da remote sensing. Tutto ciò ha portato ad una riconsiderazione delle diverse ipotesi precedentemente avanzate dagli studiosi circa l’effettivo percorso seguito da tutte quelle direttrici e ha permesso di delineare un’immagine più congrua dell’antica rete stradale di quella terra di frontiera che univa Oriente e Occidente.
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4

Braini, Massimo. "Trieste antica: applicazioni e sistemi informativi per la carta archeologica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/5972.

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Abstract:
2009/2010
Grazie alla grande mole di dati archeologici e topografici acquisiti negli ultimi quindici anni, frutto in modo particolare degli scavi condotti nel quartiere di Cittavecchia di Trieste, l’immagine e la conoscenza generale del periodo romano della città hanno avuto un incremento importantissimo, probabilmente senza pari nella lunga storia degli studi sullo sviluppo della città soprattutto nel periodo romano. Gran parte dei dati acquisiti deriva dai numerosi interventi di indagine archeologica promossi appunto nell’area di Cittavecchia in relazione al progetto di recupero architettonico e del tessuto sociale denominato “Programma di Iniziativa Comunitaria (PIC) Urban” che interessò, a partire dal 1998, un’ampia zona del quartiere, soprattutto lungo la dorsale costituita dalla via dei Capitelli. La Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, con la collaborazione di numerose ditte specializzate e figure professionali, ha seguito con metodo stratigrafico tutte le indagini archeologiche che sono state realizzate nei vari lotti di risanamento strutturale, architettonico e dei servizi, precedendo e in alcuni casi eccezionali anche condizionando l’attività di recupero edile. In questo contesto anche l’Università degli Studi di Trieste, in particolare il Dipartimento di Scienze dell’Antichità, con il Progetto Crosada, attivo dal 2000 al 2001 nell’area del cantiere presso via delle Mura, ha svolto un fondamentale ruolo di indagine e di studio, grazie ad un’attività di scavo molto lunga e, a differenza di altri interventi più mirati, sviluppata su un ‘area piuttosto estesa. Parallelamente all’incremento delle conoscenze di carattere storico, archeologico / stratigrafico e documentaristico, è stato possibile, grazie alle moderne tecniche di rilievo strumentale, arricchire in modo molto significativo la conoscenza dello sviluppo urbano della Trieste del passato, potendone ricostruire, almeno nelle sue linee generali, le diverse fasi cronologiche; la quantità e qualità dei dati acquisiti, uniti alla metodologia applicata, ha permesso la creazione di una banca dati topografica senza precedenti, utilissima per la lettura di quanto è attualmente conosciuto e, grazie all’analisi dei risultati degli scavi, fondamentale per la descrizione della città del passato, in modo particolare, per quanto riguarda la determinazione e la ricostruzione delle trasformazioni del tessuto della Tergeste del periodo romano. Questo lavoro di ricerca si è basato principalmente su questa banca dati, il cui nucleo originario è stato impostato e realizzato dal geom. Giovanni Meng, per moltissimi anni prezioso collaboratore della Soprintendenza Regionale; tale importante archivio, strutturato su una rete poligonale che va a coprire quasi l’intera articolazione del tessuto urbano del rione di Cittavecchia, è stato successivamente ampliato ed integrato da chi scrive sia con ulteriori numerosi rilievi strumentali nei cantieri, sia con materiale di archivio della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Trieste e dei Musei Civici del Comune di Trieste, prima nel corso della stesura della Tesi di Laurea in Topografia dell’Italia Antica e successivamente nel presente progetto di ricerca. L’obiettivo di questo lavoro è stato pertanto quello di rieditare l’archivio topografico in modo da ottenere una planimetria generale su supporto digitale (disegno vettoriale su supporto CAD) che funga al tempo stesso da banca dati e da strumento di ricerca; di integrarlo di tutto quel materiale che negli ultimi anni è stato prodotto grazie a diverse indagini che sono state promosse dalla Soprintendenza Regionale nel centro storico della città; di creare un sistema GIS all’interno del quale far confluire e poter incrociare i dati cartografici e planimetrici con una serie di metadati raccolti da bibliografia, relazioni di scavo e archivi di vario genere; di proporre una serie di strumenti di facile fruizione ed immediata comprensione per la divulgazione e la trasmissione dei contenuti, frutto di interrogazioni mirate del sistema GIS e/o CAD o di visualizzazioni complessive di piante generali, di dettaglio e tematiche a varie scale di rappresentazione.
XXIII Ciclo
1972
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5

Paiano, Jacopo <1992&gt. "Altino (VE) tra tarda antichità ed alto medioevo: una prospettiva topografica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19551.

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Abstract:
La tesi intende approfondire la comprensione dei fenomeni di mutamento insediativo e demografico che interessano l’area del municipio romano di Altino (VE), all’interno del contesto perilagunare, a cavallo tra tarda età imperiale ed altomedioevo. A tal fine è stato elaborato un progetto GIS in cui sono state raccolte e posizionate le evidenze archeologiche databili a partire dal IV secolo d.C. Il confronto con la pianta della città antica, elaborata nel 2009 dal Dipartimento di Geografia dell'Università di Padova, ha permesso di ipotizzare quali comparti urbani fossero caratterizzata da una discreta vitalità anche oltre il III secolo d.C - solitamente indicato come momento spartiacque a causa della crisi, demografica ed insediativa, che sembra colpire la gran parte dell'Italia centro-settentrionale.
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6

Orofino, Giacomo Antonino <1979&gt. "Dinamiche di insediamento nella Sicilia orientale tardoantica e bizantina. Indagini archeologiche, topografiche e geografico-storiche applicate alla ricostruzione del palinsesto territoriale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1435/1/orofino_giacomo_antonino_tesi.pdf.

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7

Orofino, Giacomo Antonino <1979&gt. "Dinamiche di insediamento nella Sicilia orientale tardoantica e bizantina. Indagini archeologiche, topografiche e geografico-storiche applicate alla ricostruzione del palinsesto territoriale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1435/.

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8

Ferrari, Kevin <1981&gt. "Reciproche influenze tra geomorfologia e popolamento antico presso le piane di foce dei fiumi tirrenici. Il caso del Fiume Garigliano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5082/1/Ferrari_Kevin_tesi.pdf.

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Abstract:
La Piana di foce del Garigliano (al confine tra Lazio e Campania) è caratterizzata, fino ad epoche recenti, dalla presenza di aree palustri e umide. Lo studio in corso cerca di ricostruire l’evoluzione dell’ambiente costiero mettendolo in relazione alla presenza dell’uomo, alla gestione del territorio, alle vicende storiche e alle variazioni climatiche utilizzando molteplici metodologie tipiche della geoarcheologia. Si tratta di un approccio multidisciplinare che cerca di mettere insieme analisi tipiche dell’archeologia, della topografia antica, della geomorfologia, della geologia e della paleobotanica. Fino all’età del Ferro l’unica traccia di popolamento viene da Monte d’Argento, uno sperone roccioso isolato lungo la costa, posto al limite occidentale di un ambiente sottostante che sembra una palude chiusa e isolata da apporti sedimentari esterni. Con il passaggio all’età del ferro si verifica un mutamento ambientale con la fine della grande palude e la formazione di una piccola laguna parzialmente comunicante con il mare. L’arrivo dei romani alla fine del III secolo a.C. segna la scomparsa dei grandi centri degli Aurunci e la deduzione di tre colonie (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno). Le attività di sistemazione territoriale non riguardarono però le aree umide costiere, che non vennero bonificate o utilizzate per scopi agricoli, ma mantennero la loro natura di piccoli laghi costieri. Quest’epoca è dunque caratterizzata da una diffusione capillare di insediamenti, basati su piccole fattorie o installazioni legate allo sfruttamento agricolo. Poche sono le aree archeologiche che hanno restituito materiali successivi al II-III secolo d.C. La città resta comunque abitata fino al VI-VII secolo, quando l’instabilità politica e l’impaludamento dovettero rendere la zona non troppo sicura favorendo uno spostamento verso le zone collinari. Un insediamento medievale è attestato solo a Monte d’Argento e una frequentazione saracena dell’inizio del IX secolo è riportata dalle fonti letterarie, ma non vi è ancora nessuna documentazione archeologica.
The Garigliano plain (between Lazio and Campania) is characterized still recent times by an alternation of swamps or wet zones and well drained areas due to the presence of old beach ridges. The settlement system and the economy of the region were influenced by these natural conditions. Toponyms, cartography and aerial photos show all the signs of these typical coastal facies. This research wants to reconstruct the evolution of the coastal landscape and to study the relationship between the human presence, the organization of the territory, the historical events and the climatic changes thanks to the geoarchaeological methodologies. Before the Iron Age there is only one settlement on the top of Monte D’Argento, that is a little rocky promontory near the coastline. At the foot of this little hill there was a big swamp attested by a level of peats that was changing into a little lagoon communicating with the sea. This change terminated with the beginning of the Iron Age and contemporary a new settlements system started. The Roman control of the region started at the end of IVth century b.C. with the deduction of 3 colonies (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno), and the centuriation of the territory. In this period there is a great number of archaeological areas that shows a widely spread population. Minturnae was located on the top of the most ancient beach ridge, from where it was possible to control an important crossing point on the river. After the IInd-IIIrd century A.D. there are few zones with pottery or archaeological sites and we can infer that a crisis of the settlement system was in act. The town was inhabitated till the end of the VIth or the beginning of the VIIth century A.D., then the population moved to the nearest hills.
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9

Ferrari, Kevin <1981&gt. "Reciproche influenze tra geomorfologia e popolamento antico presso le piane di foce dei fiumi tirrenici. Il caso del Fiume Garigliano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5082/.

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Abstract:
La Piana di foce del Garigliano (al confine tra Lazio e Campania) è caratterizzata, fino ad epoche recenti, dalla presenza di aree palustri e umide. Lo studio in corso cerca di ricostruire l’evoluzione dell’ambiente costiero mettendolo in relazione alla presenza dell’uomo, alla gestione del territorio, alle vicende storiche e alle variazioni climatiche utilizzando molteplici metodologie tipiche della geoarcheologia. Si tratta di un approccio multidisciplinare che cerca di mettere insieme analisi tipiche dell’archeologia, della topografia antica, della geomorfologia, della geologia e della paleobotanica. Fino all’età del Ferro l’unica traccia di popolamento viene da Monte d’Argento, uno sperone roccioso isolato lungo la costa, posto al limite occidentale di un ambiente sottostante che sembra una palude chiusa e isolata da apporti sedimentari esterni. Con il passaggio all’età del ferro si verifica un mutamento ambientale con la fine della grande palude e la formazione di una piccola laguna parzialmente comunicante con il mare. L’arrivo dei romani alla fine del III secolo a.C. segna la scomparsa dei grandi centri degli Aurunci e la deduzione di tre colonie (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno). Le attività di sistemazione territoriale non riguardarono però le aree umide costiere, che non vennero bonificate o utilizzate per scopi agricoli, ma mantennero la loro natura di piccoli laghi costieri. Quest’epoca è dunque caratterizzata da una diffusione capillare di insediamenti, basati su piccole fattorie o installazioni legate allo sfruttamento agricolo. Poche sono le aree archeologiche che hanno restituito materiali successivi al II-III secolo d.C. La città resta comunque abitata fino al VI-VII secolo, quando l’instabilità politica e l’impaludamento dovettero rendere la zona non troppo sicura favorendo uno spostamento verso le zone collinari. Un insediamento medievale è attestato solo a Monte d’Argento e una frequentazione saracena dell’inizio del IX secolo è riportata dalle fonti letterarie, ma non vi è ancora nessuna documentazione archeologica.
The Garigliano plain (between Lazio and Campania) is characterized still recent times by an alternation of swamps or wet zones and well drained areas due to the presence of old beach ridges. The settlement system and the economy of the region were influenced by these natural conditions. Toponyms, cartography and aerial photos show all the signs of these typical coastal facies. This research wants to reconstruct the evolution of the coastal landscape and to study the relationship between the human presence, the organization of the territory, the historical events and the climatic changes thanks to the geoarchaeological methodologies. Before the Iron Age there is only one settlement on the top of Monte D’Argento, that is a little rocky promontory near the coastline. At the foot of this little hill there was a big swamp attested by a level of peats that was changing into a little lagoon communicating with the sea. This change terminated with the beginning of the Iron Age and contemporary a new settlements system started. The Roman control of the region started at the end of IVth century b.C. with the deduction of 3 colonies (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno), and the centuriation of the territory. In this period there is a great number of archaeological areas that shows a widely spread population. Minturnae was located on the top of the most ancient beach ridge, from where it was possible to control an important crossing point on the river. After the IInd-IIIrd century A.D. there are few zones with pottery or archaeological sites and we can infer that a crisis of the settlement system was in act. The town was inhabitated till the end of the VIth or the beginning of the VIIth century A.D., then the population moved to the nearest hills.
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Montalbano, Riccardo <1985&gt. "Il sistema stradale di Roma antica : aspetti amministrativi, archeologici e topografici (Foro Boario, Foro Olitorio e Campo Marzio)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/14956.

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Della, Mora Angelica <1996&gt. "Lio Piccolo e Lio Maggiore: topografie e potenziale archeologico degli antichi lidi Altinati tra età romana e alto medioevo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21688.

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Abstract:
Il Progetto di tesi mira a ricomporre i dati archeologici e topografici dell’area dell’antico litorale della città di Altino, corrispondente alle attuali isole/barene di Lio Piccolo e Lio Maggiore. Attraverso la raccolta dati e la loro sistematizzazione su base GIS, il lavoro di ricerca tratterà i dati di archivio della soprintendenza, la letteratura archeologica e storica locale e alcune segnalazioni di ritrovamenti sporadici. I recenti dati stratigrafici provenienti dallo scavo dell’area della villa di Lio Piccolo forniranno un confronto puntuale, sia rispetto le informazioni relative alle quote e alla qualità del dato archeologico, sia in riferimento a dati quantitativi e qualitativi del dato ceramico. La ricerca ha un duplice obiettivo. Il primo è quello di ricostruire le linee di insediamento e le modalità di occupazione dell’area costiera dall’epoca Romana al periodo medievale. Il secondo obiettivo è definire la qualità del dato archeologico fino ad ora raccolto, elaborando modelli circa il potenziale archeologico delle distinte unità topografiche comprese dallo studio.
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Giorgesi, Massimo. "La campagna elettorale per le elezioni amministrative del 1949 a Trieste." Bachelor's thesis, Università degli Studi di Trieste, 2003. http://hdl.handle.net/10077/21890.

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Brogi, Francesco. "Processi di trasformazione insediativa ed edilizia nelle Crete senesi e nella Val d'Asso tra la tarda antichità e la fine del medioevo." Doctoral thesis, Università di Siena, 2021. http://hdl.handle.net/11365/1131097.

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Abstract:
Questa ricerca è il risultato dell’interazione di due principali ambiti disciplinari, l’Archeologia dei Paesaggi e l’Archeologia dell’Architettura, dai quali mutua la prassi metodologica sviluppata e consolidata nel corso degli anni. Le finalità dello studio sono rivolte alla ricostruzione delle dinamiche insediative e edilizie del territorio comunale di Asciano (SI) e della valle dell’Asso (Montalcino, SI), nell’ampio periodo che va dalla tarda antichità allo scadere del medioevo.
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Marchiori, Antonio. "INFRASTRUTTURE TERRITORIALI E STRUTTURE INSEDIATIVE DELL'ISTRIA ROMANA: LA DIVISIONE CENTURIALE DI POLA E PARENZO IN RAPPORTO AI GRANDI COMPLESSI COSTIERI ISTRIANI. IL CASO NORD PARENTINO." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3427341.

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Abstract:
The research belongs to the field of study about the Romanization of Istria and its parallel development in settlements and economics. The principal aim was to rebalance the relationship, during that historical period and the following ones, between a coastal strip characterized by villae maritimae - a place of transformation and trade, topic which has been deeply studied - and the hinterland - place of production, much less studied, on the other hand. The analysis approach which has been chosen is that of centuriation . It is already known in the middle-west and southern part of the peninsula which is historically connected with the ancient towns of Pola, Nesactium and Parentium. This method has required a critical evaluation of the history of the studies and the level of knowledge of the old rural infrastructure; its georefereing and the digitization in GIS system of its components (by the use of topographic cartography IGM and HTK), of a DEM, of zenithal area photos and satellite images; the analysis of the ratio between centuriation and settlement, by interpolation of geomorfological, archeological (pre/protohistorical, Roman), architectural ( early Christian religious architecture) and toponymic ( predial names) data.The results of the research deal with: the dynamic function of the centurial limites ( like roads integrated with port structures); the analysis of the distributive and organisational connection between rural infrastructure and settlement, on the coastal area and in the hinterland; some aspects of the historical evolution of the anthropic landscape in Istria in relationship with the phenomenon of the long duration of the ancient work of rural arrangement and the modern settlement trends.
La ricerca si inserisce nell'ambito degli studi sulla romanizzazione dell'Istria e sul suo contemporaneo sviluppo insediativo ed economico. L'obiettivo guida era quello di restituire equilibrio, in quella e nelle successive fasi storiche, al rapporto tra una fascia costiera caratterizzata in età  romana dal fenomeno delle villae maritimae e luogo della trasformazione e della commercializzazione (molto studiata) e l'entroterra, lo spazio della produzione (molto meno indagato). L'approccio di analisi scelto è stato quello della centuriazione, già  riconosciuta nella parte centro occidentale e meridionale della penisola, storicamente legata (connessa) alle antiche città  di Pola, Nesactium e Parentium. Il metodo seguito ha previsto una valutazione critica della storia degli studi e dello stato della conoscenza sull'antica infrastruttura agraria; la sua georeferianzione e la digitalizzazione in ambiente GIS delle sue componenti, attraverso l'uso di cartografia topografica (storica e moderna), di un DEM, di foto aeree zenitali e di immagini da satellite; l'analisi del rapporto tra centuriazione e insediamento, attraverso interpolazione di dati geomorfologici, archeologici (pre/protostorici, romani), architettonici (edilizia religiosa paleocristiana e cristiana), toponomastici (toponimi prediali). I risultati proposti riguardano: l'estensione della centuriazione istriana; la funzione dinamica dei limites centuriali (come strade dall'interno alla costa, integrate da strutture portuali); l'analisi del rapporto distributivo e organizzativo tra infrastruttura agraria e insediamento, in area costiera e interna; alcuni aspetti dell'evoluzione storica del paesaggio antropico istriano in rapporto al fenomeno della lunga durata dell'antica opera di assetto agrario.
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Mondin, Cristina. "Impianti di produzione ceramica e laterizia in epoca romana: analisi morfologica delle strutture e relazioni territoriali nella decima regio." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426945.

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Abstract:
This PhD research was started in order to deeply analyse the structures and the distribution of these installations, set in a region naturally arranged for this kind of productions, whose real importance was not completely recognised till nowadays, because no synthesis for the Roman findings had ever been made. The preliminary step of the research dealt with the study of both classical, medieval and Renaissance period sources about the matter in hand. Ethnographic analysis was conducted besides this study, in order to gain a reference point also on the management of the production. The first part of the thesis mainly describes the structures and the remains found in the decima regio. Pits for the provision of raw materials have been highlighted and among these hill, plain and river quarries have been distinguished. As far as the hill quarries are concerned, these have not been found in this territory, even though several archaeological sites, set close to piedmont areas which are full of clay deposits, allow us to suggest they were common. It has been possible to register fifteen plain quarries, mostly set in the suburban areas of the lower plain. Only a few extractive areas have been archaeologically studied, whilst most of them have been identified by aerophotogrammetrical analysis, thus allowing us to evaluate the quarry management. Finally, the river quarries are hard to find because they are placed next to holm areas, which are subject to flooding; up to now, only one of these has been identified, but these quarries were probably commonly exploited nearby mountain rivers. In the decima regio, several basins for mixture preparation have been found, especially placed in open spaces. These basins for pottery and brickwork are similar as for the structure, therefore while the ones used in the pottery workshops were needed for decantation processes, the ones used for brickwork were exploited to mix clay and water. The potter’s wheel areas have not been identified and their location has been suggested only in two cases. The drying rooms on the contrary had to fill polyfunctional spaces in the urban areas, and this is the reason why they are difficult to recognise. In the structures of greater dimensions, big covered sheds have been found only in a few cases. Proofs of the presence of kilns are larger. It is possible to detect an evolution as for shape and dimension of the periurban structures, which took place between the half of the 1st century B.C. and the half of the 1st century A.D. This evolution seems to be dependent on the need for bigger structures. The suburban kilns of bigger dimensions fall into the typology given by Cuomo di Caprio and were often designed for mixed productions. From the study of the various parts of the installations five sites in which it has been possible to reconstruct the clay working process have been detected. It has been discovered that work was organised in open areas for the raw material storage, in basins for the mixture preparation and for internal road system (in some cases also for the kilns) and in covered areas set for modelling, drying and cooking. Finally, from a topographic point of view, different sites concentration is documented: unsurprisingly, most of the sites are placed in the lower plain, rich in silty clay soils, useful especially for brickwork, and furrowed by a thick net of waterways, which ensured an easy trade of products. Minor evidence has been found in the upper plain and in the piedmont areas, where the sites were based next to the quarries and along the roads. Finally, there is little evidence of mountain installations: these are small structures used for pottery and brickwork, placed along the river valleys stridden by main roads, such as the one of the river Adige.
All’origine di questa ricerca di dottorato c’era l’esigenza di analizzare nel dettaglio le strutture e la distribuzione degli impianti in un territorio naturalmente predisposto a questo tipo di produzioni. La fase preparatoria della ricerca ha riguardato lo studio delle fonti classiche, medievali e rinascimentali inerenti l’argomento trattato; a questo studio è stata affiancata la ricerca etnografica, al fine di avere un punto di riferimento anche per quanto concerne l’organizzazione della produzione. La prima parte della tesi riguarda essenzialmente le strutture e i resti individuati nel territorio della decima regio. Sono state analizate nel dettaglio le cave di approvvigionamento della materia prima; in particolare ne sono state riconosciute di tre diversi tipi: di collina, di pianura e di fiume. Per quanto riguarda le prime, in questo territorio non ne sono state scoperte, anche se la posizione di numerosi siti, in prossimità di zone pedemontane ricche di depositi di argilla, fa pensare che le cave di collina fossero comuni. Numerose sono invece le cave di pianura, ne sono state censite quindici di cui la maggior parte poste in aree extraurbane di bassa pianura; sono poche le aree estrattive indagate archeologicamente, la maggior parte sono state riconosciute tramite lo studio di foto aeree che hanno consentito di valutare l’organizzazione razionale delle fosse. Infine le cave di fiume sono rispetto alle altre difficilmente individuabili poiché collocate in aree golenali, soggette quindi all’esondazione dei fiumi; al momento ne è stata identificata solo una, ma dovevano essere sfruttate comunemente dagli impianti posti lungo i fiumi di montagna. Nei siti della decima regio sono state individuate anche numerose vasche per la preparazione degli impasti poste prevalentemente all’aperto. Questi bacini per la lavorazione di ceramica e di laterizi sono fra loro strutturalmente simili, tuttavia le vasche nei centri di lavorazione della ceramica erano utilizzate nel processo di decantazione, mentre quelle per la preparazione dei laterizi erano utilizzate per mescolare e impastare l’argilla con l’acqua. Le aree dei torni non sono state individuate e solo in due casi è stata proposta una localizzazione per le stesse. Gli essiccatoi invece in ambito urbano dovevano occupare spazi polifunzionali, da qui la difficoltà nel riconoscerli; mentre negli impianti di grandi dimensioni sono pochi i casi in cui sono state individuate grandi tettoie coperte. Più numerose sono poi le attestazioni di fornaci, per le quali si coglie un’evoluzione, nelle forme e dimensioni delle strutture periurbane, avvenuta tra la metà del I secolo a.C. e la metà del I d.C.; tale evoluzione sembra essere stata dettata dall’esigenza di avere strutture più capienti. Le fornaci extraurbane di grandi dimensioni rientrano pienamente nella tipologia proposta dalla Cuomo di Caprio ed erano spesso destinate a produzioni miste. Sono stati individuati cinque siti in buono stato di conservazione di cui si poteva ricostruire il percorso lavorativo dell’argilla. È emerso che il lavoro era organizzato con aree scoperte destinate all’accumulo delle materie prime, alle vasche di preparazione degli impasti e per la viabilità interna (in alcuni casi anche per le fornaci); e con aree coperte riservate alle fasi di modellazione, essiccamento e cottura. Infine dal punto di vista topografico sono documentate diverse concentrazioni di siti: com’era prevedibile la maggior parte degli impianti è posta nella bassa pianura, ricca di suoli limoso-argillosi, adatti soprattutto alla produzione di laterizi, e solcata da una fitta rete di fiumi navigabili che garantivano il facile commercio dei prodotti. Minori testimonianze sono state individuate in alta pianura e nel pedemonte, dove i siti erano collocati in prossimità delle aree di cava e lungo gli assi stradali. Infine poche sono le attestazioni di siti produttivi montani: si tratta di piccoli impianti dediti alla produzione di ceramica e laterizi; tali siti sono posti lungo le valli fluviali come quella dell’Adige, valli percorse anche dalle arterie stradali.
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Frassine, Matteo. "Assetti territoriali romani in aree umide." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426737.

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Abstract:
This research systematically investigates how Romans managed humid areas and which drainage works were carried out to improve the conditions of such lands. In order to do that, it was important to focus the concept of wetland in modern ages and which lands might be considered accordingly. The analysis of classic sources provided the key to understand the latin terminology referred to these environments. This allowed their identification and to establish their relationships with Romans. The next step was the exam of the archaeological sources in order to exclude all the water supply network and to focus on those of water management. Disciplines like hydrogeology, hydraulic engineering and agronomy were necessary to better analyse the nature of ancient working and to organize the collected data. Eventually, all the structures related to the drainage systems within the roman centuriations framework were examined.This research represents a detailed analysis of the interactions among man, environment and waters. In addition, it focuses on how Romans were very well experienced in such matters and how such hydraulic techniques have been continuously carried on since Roman times.
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ROGGIO, BARBARA. "Roma: uno studio diacronico delle trasformazioni dell'area Ostiense." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1358.

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Abstract:
Questo lavoro ha come obiettivo lo studio delle trasformazioni del territorio oggi occupato dai quartieri Ostiense-Garbatella-Valco San Paolo tra le epoche romana arcaica, repubblicana e imperiale, articolato in fasi cronologiche e con particolare riferimento al condizionamento ambientale (geomorfologico in primo luogo) sull’organizzazione della viabilità e degli insediamenti. Alle lacune sulla conoscenza della topografia antica di questo territorio si è cercato di sopperire non solo raccogliendo quante più informazioni possibili dal punto di vista strettamente archeologico (contenute nelle pubblicazioni periodiche, nella bibliografia edita e nei documenti inediti di scavo e d’archivio), ma anche rintracciando in altri tipi di fonti (storico – cartografiche e geografiche innanzitutto) elementi diversi (dai più vaghi disegni antiquari ai più tecnici resoconti geomorfologici) di un paesaggio oggi irriconoscibile perché completamente urbanizzato. I dati raccolti sono stati organizzati e gestiti in un GIS, che si è rivelato strumento particolarmente utile sia in fase analitica che nelle sintesi successive. Al termine della ricerca, il dato principale che sembra emergere è quello di un’area anticamente caratterizzata da una multiforme e per certi aspetti inaspettata vitalità, che non corrisponde all’immagine di un territorio periurbano desolato o confinato alla sola funzione funeraria. Se è innegabile il carattere prevalentemente sepolcrale del territorio antico, la sovrapposizione dei dati raccolti suggerisce la presenza di insediamenti e infrastrutture legati a intense attività portuali, commerciali e produttive in genere. La possibilità di sovrapporre layers diversi è stata di grande aiuto anche nell’identificazione di siti noti per ora solo dalle fonti classiche o epigrafiche e ancora poco conosciuti. Queste e altre ricostruzioni topografiche hanno tenuto conto dell’uniformità cronologica e del rapporto funzionale tra vari reperti spazialmente vicini, oltre che della loro distribuzione geografica, soprattutto in relazione alle risorse agricole ed estrattive locali (ad esempio sovrapponendo le informazioni bibliografiche alla Carta delle Unità di Paesaggio appositamente elaborata). L’integrazione dei diversi dati è stata quindi utile alla comprensione dei resti che, visibili o meno, apparivano all’inizio della ricerca come un mero accumulo di informazioni difficilmente correlabili, sia l’una all’altra che in relazione all’ambiente originario circostante.
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Matteazzi, Michele. "Dinamiche insediative e organizzazione territoriale a sud di Padova in età romana." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423383.

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Abstract:
This thesis proposes the study of a broad area within the low plain extended south of the city of Padua, between the Euganei Hills and the Lagoon of Venice. This territory is characterized by a high variability and morphological instability, mainly due to the complex hydrological system that defines it and that finds in the Adige and Brenta rivers its main actors; but, above all, a strong destabilizing factor is the presence of the lagoon, to where this system goes (and went) to naturally flow out and that since ancient times has offered those harbour areas that were very important to the Padua economic development. The main purpose of the research was to make a systematic investigation of the complex interaction between mankind and landscape that has developed within this area during Roman times (considered between of the IInd century BC and the VIth century AD), seeking on one hand to identify environmental dynamic whichs, at that time, both favoured and conditioned the human occupation of the area and, on the other, to come to a better definiton and understanding of the forms which this occupation took, and of its actual effect on the natural landscape. The investigation was therefore based on the theoretical and methodological precepts of archeology of Landscape Archaeology and proceeds by way of an archaeomorphological approach which considers the analysis of the different morphologies that have an anthropic origin and that contribute to the configuration of the current landscape (such as roads and field systems), allowing to testify the existence of changes occurred in its structuring. Center point of the research was therefore the archaeomorphological study of the modern age road network: the restitution of the different elements that compose it has enabled us to recognize and analyze the traces belonging to a road network of probably Roman origin, also suggesting new hypotheses for the reconstruction of the ancient hydrological system. The application of this a strategy has enabled to identify the traces of two ancient territorial structures organized by orthogonal axes that could be interpreted as interventions of centuriation attributable to the municipia of Patavium (Padova), Ateste (Este) and Atria (Adria ), among whose territories the plain to the south of Padua was administratively divided during Roman times. It has also permitted to contextualize and better define another archaeological element of the landscape, i.e. the settlement, which has been analyzed from its direct relationship with the natural environment and with road network and centurial infrastructures identified. At a more strictly technical level, the investigation was carried out through photo-interpretation and carto-interpretation works and an analysis integrated of geomorphological, archaeological and historical data, as well as a series of topographic analysis performed by using the numerous opportunities offered today by Geographic Information Systems (GIS). These systems, which in recent years have been widely incorporated in the archaeological studies on the landscape, have also provided a frame in which all the geographically referenced information necessary to carry out the archaeomorphological study could be included and analyzed in a multilayered and multiscaled environment, also allowing an easy and effective management of the data, an excellent graphic output and, above all, a high spatial accuracy.
Questo lavoro di tesi propone lo studio di un ampio tratto di bassa pianura esteso a sud della città di Padova, tra i Colli Euganei e la Laguna di Venezia. Quest'area si caratterizza per un'alta variabilità e instabilità morfologica, dovuta principalmente al complesso sistema idrografico che la definisce e che trova nei fiumi Adige e Brenta i suoi attori principali; ma, soprattutto, un forte elemento destabilizzante è costituito dalla presenza della laguna, dove tale sistema va (e andava) naturalmente ad esaurirsi e che fin dall’antichità ha offerto quegli sbocchi portuali che sono risultati fondamentali per lo sviluppo economico della città di Padova. Lo scopo principale dello studio era quello di affrontare una sistematica ricerca del complesso rapporto tra uomo e paesaggio che si è sviluppato in questo comprensorio durante l'età romana (considerata tra il II sec. a.C. e il VI sec. d.C.), cercando, da una parte, di identificare le dinamiche ambientali che al contempo favorirono e condizionarono l'occupazione umana e, dall'altra, di giungere ad una migliore definizione e comprensione delle forme che questa occupazione assunse e del reale impatto che essa ebbe sul paesaggio naturale. L'indagine si è pertanto fondata sui principi teorici e metodologici espressi dall’Archeologia del Paesaggio e si è sviluppata attraverso un approccio di tipo archeomorfologico, che considera l'analisi delle diverse morfologie di origine antropica che contribuiscono a definire l'aspetto attuale del paesaggio (come strade, morfologie agrarie, sistemi di parcellario), permettendo di attestare l’esistenza di cambi avvenuti nella sua strutturazione. Punto centrale dello studio è stato quindi lo studio archeomorfologico della rete itineraria di epoca moderna. La prima fase si è concentrata nella restituzione dei diversi elementi che la compongono che, a partire da un lavoro di foto- e carto-interpretazione, ha permesso di stabilire una sequenza stratigrafica relativa alla dinamica evolutiva della strutturazione del territorio. In un secondo momento, i dati archeologici raccolti e lo studio della documentazione scritta hanno fornito elementi utili per inquadrare cronologicamente le diverse forme strutturali restituite e, quindi, la sequenza evolutiva precedentemente individuata. In questo modo si sono potute definire le principali fasi strutturanti del territorio e, soprattutto, analizzare da una nuova prospettiva l'impatto che ebbe la presenza romana sul paesaggio, alla quale si deve la prima impostazione di una complessa rete viaria che venne a coprire l'intero comprensorio. L’applicazione di una tale strategia di studio ha anche suggerito nuove ipotesi per la ricostruzione dell'antico assetto idrografico e permesso di contestualizzare e di meglio definire il popolamento di epoca romana, che è stato analizzato a partire dalla sua diretta relazione con l'ambiente naturale e con le infrastrutture territoriali individuate. A livello più propriamente tecnico, l'indagine è stata effettuata attraverso un lavoro di fotointerpretazione e cartointerpretazione e l'analisi integrata di dati geomorfologici, archeologici e storici, oltre ad una serie di analisi topografiche effettuate sfruttando le ampie possibilità oggi offerte dai Sistemi di Informazione Geografica (GIS). Questi, che negli ultimi anni sono stati ampiamente incorporati negli studi archeologici sul paesaggio, hanno anche fornito una struttura in cui tutte le informazioni geograficamente referenziate necessarie a condurre la ricerca archeomorfologica hanno potuto essere incluse e analizzate in un ambiente multilivello e multiscala, permettendo inoltre una facile ed effettiva gestione dei dati, un eccellente output grafico e, soprattutto, un’alta accuratezza spaziale. Abbiamo così potuto osservare che, dopo una sporadica presenza nel corso del III sec. a.C., a partire dal II sec. a.C. l'influenza romana ne territorio a sud di Padova si fa più preponderante, notandosi con evidenza nell'introduzione di nuove tecniche e materiali da costruzione (come l'uso del laterizio e dell'intonaco) che convivono accanto a metodiche tradizionali, così come la compresenza, nelle aree necropolari, di elementi culturali caratteristici del mondo dei Veneti e di pratiche rituali tipicamente latine. In questo momento le fonti storiche ed epigrafiche ci indicano anche della costruzione, da parte dei Romani, di importanti vie consolari, quali la "via di Lepido" (174 a.C.?), l'Annia (153 a.C.) e la Popillia (132 a.C.), volte a collegare la colonia di Aquileia (fondata nel 181 a.C. in una fascia territoriale al confine orientale della Venetia) con le altre importanti colonie di Bononia (189 a.C.) e Ariminum (268 a.C.). Questa evidenza aumenta ancor più durante il I sec. a.C., quando si attesta la ormai completa romanizzazione della popolazione veneta e la comparsa nel territorio, verso la metà del secolo, di una tipologia d'insediamento di carattere residenziale-produttivo di origine italica, ovvero la villa. Inoltre, proprio in questo momento, i dati archeologici suggerirebbero di datare un primo intervento di centuriazione a nord di Adria, molto ben leggibile attraverso le foto aeree e caratterizzato da una modulazione di 27x27 actus. Non sembra casuale che questi cambiamenti nell'occupazione del territorio avvengano in corrispondenza di due eventi molto importanti per la storia della Venetia e della Cisalpina: la concessione del diritto latino a principali centri indigeni nell'89 a.C. e, soprattutto, la loro elevazione al rango di municipia nel 49 a.C. per opera di Giulio Cesare. Con la successiva epoca augustea hanno luogo invece una serie di cambi strutturali importanti, soprattutto nella zona a sud di Padova. Qui si sono infatti individuate le tracce riferibili ad un intervento di centuriazione, caratterizzato da un modulo di 15x20 actus e strettamente connesso con i centri di Patavium e Ateste. Si deve anche segnalare la creazione, in questo momento, di una complessa rete viaria che si inscrive perfettamente nella trama centuriata, funzionando sia come kardines e decumani, sia come assi diagonali. A questi cambi strutturali corrisponde anche un cambiamento a livello dei modelli d'insediamento: a partire, infatti, dalla fine del I sec. a.C., si assiste all'inizio di una occupazione capillare del territorio, che avviene soprattutto attraverso l'impianto di nuove villae e nuovi luoghi di culto. Questo sistema rimane vitale fino alla fine del II sec. d.C., quando si assiste alla graduale diminuzione del numero degli insediamenti rurali, che vengono a concentrarsi maggiormente lungo le principali direttrici viarie o nell'area più prossima alla città di Padova. La situazione sembra assestarsi tra III e IV sec. d.C., ma con il V e, ancor più, con il VI anche gli ultimi insediamenti rimasti sembrano perdere completamente la loro antica vitalità. A partire da questo momento si definisce infatti un periodo caratterizzato per cambiamenti, sia a livello storico (in particolare, la guerra greco-gotica tra 535 e 553 e la calata dei Longobardi nel 568) che climatico-ambientale, con l'instaurarsi di un periodo di piogge intense che, unito con la mancanza di manutenzione della rete idrografica e infrastrutturale, porta molti fiumi a rompere i propri argini per fluire in aree più depresse. Il risultato è che molte di tali aree rimangono, a lungo, coperte dalle acque stagnanti che non di rado facilitano il formarsi di aree palustri. In questa fase i sistemi centuriati precedenti vengono probabilmente a destrutturarsi, permanendo solo quegli assi che continuano a svolgere una funzione viaria importante. Questa situazione permarrà inalterata fino almeno all'VIII-IX sec., quando le fonti scritte iniziano a raccontare di interventi di riconquista del territorio che culmineranno, tra fine IX e X sec., con la nascita di nuovi poli di attrazione del popolamento (quali castelli, pievi e monasteri) e che porteranno alla formazione di nuove forme di strutturazione territoriale (in primis, la configurazione di sistemi radiali incentrati sui nuovi nuclei di popolamento).
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Colussa, Sandro. "Un modello di studio del paesaggio antico. Il caso dell'agro del municipio romano di Forum Iulii." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4510.

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Abstract:
2009/2010
L’obiettivo del progetto è quello di realizzare un GIS che costituisca un modello da applicare per lo studio dei paesaggi centuriati, seguendo un percorso interamente in free/open source. E’ stato preso in esame l’agro del municipio romano di Forum Iulii (comuni analizzati: Cividale del Friuli, Corno di Rosazzo, Premariacco, Moimacco, Manzano, Buttrio e antichi comuni censuari di Povoletto e Togliano). L’elaborato finale è costituito da due livelli di lettura. Il primo prevede la visualizzazione dei dati ai fini della individuazione degli elementi di interesse archeologico (siti, maglie di centuriazione, viabilità). Per questo scopo lo sfondo cartografico è rappresentato dalle CTR e ortofoto recenti. Il secondo livello è finalizzato allo studio dei “pattern” insediativi e richiede degli sfondi cartografici che riproducano per quanto possibile la situazione paesaggistica antica. In questo caso la documentazione cartografica di base è costituita dalle mappe catastali del 1811 e 1843, utilizzate perché conservano ancora elementi della strutturazione del territorio di epoca romana oggi non più riscontrabili nella cartografia più recente (confini di proprietà, viabilità, toponomastica, usi del terreno, ecc.). Inoltre è stato realizzato un DTM mediante rasterizzazione e interpolazione delle CTR, avendo cura di eliminare le quote moderne. A queste basi cartografiche sono stati sovrapposti i layer dei siti archeologici, dei limites e rigores delle centuriazioni, della viabilità antica. Ogni elemento archeologico è stato corredato di una scheda esplicativa collegata mediante hyperlink al corrispondente report della tavola degli attributi, da immagini storiche e fotografie scattate nel corso delle prospezioni autoptiche che ne hanno verificato la posizione e la condizione attuale. I dati raccolti sono stati incrociati ed hanno permesso di chiarire alcuni elementi dell’organizzazione del territorio, che in bibliografia erano ancora rimasti sospesi. I programmi GIS utilizzati sono stati Map WindowGIS per la visualizzazione dei dati e la maggior parte delle elaborazioni ed analisi; gvSIG, ADBToolbox, QGIS per quelle operazioni non supportate da MapWindowGIS; RDF, CartLab per ulteriori operazioni sulla cartografia; OpenOffice per la redazione delle schede, poi salvate in .pdf; Access e Excel per i database dei siti e dei materiali archeologici.
XXIII Ciclo
1963
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Brancato, Rodolfo. "Profilo topografico della Piana di Catania dalla Preistoria all'Età romana." Doctoral thesis, Università di Catania, 2018. http://hdl.handle.net/10761/4149.

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Abstract:
La tesi espone i risultati del progetto di ricerca condotto sui paesaggi rurali della Sicilia orientale, attraverso il caso studio offerto dai margini occidentali della Piana di Catania. Il progetto è scaturito dai risultati delle ricognizioni condotte tra il 1997 e il 2007 nelle valli dei fiumi Simeto, Dittaino e Margi, ai fini della redazione della carta archeologica del territorio delle Tavolette IGM F. 269 II NO Monte Turcisi, F. 269 III SE Ramacca, F. 269 III NE Castel di Iudica e F. 269 III SO La Callura. I nuovi dati sono relativi a numerose aree di frammenti (131) pertinenti a fasi di occupazione che vanno dalla Preistoria al Medioevo: ai fini della piena comprensione delle dinamiche dell insediamento e della viabilità nell area, i dati sono stati messi in relazione alle informazioni note in letteratura e ai risultati delle ricerche di archivio condotte presso le Soprintendenze di Catania e Siracusa, l Ufficio Tecnico Speciale per le trazzere e l Ente per la Bonifica della Piana di Catania. Il paesaggio rurale della Sicilia sud-orientale non è tra i più intensamente studiati nel contesto del Mediterraneo. Tuttavia, la quantità di legacy data disponibili per la Sicilia può contribuire a colmare questa lacuna. Al fine di raggiungere una chiara comprensione dei processi tafonomici che hanno modellato i paesaggi siciliani dell entroterra, si è tentato di dare una nuova lettura dei dati archeologici noti alla luce dei risultati delle ricognizioni intensive condotte ai margini della Piana di Catania e della ricerca storica. Quindi, attraverso l'analisi della cartografia e della fotografia aerea storica, è stato possibile mettere insieme in un quadro organico le tracce dei paesaggi rurali antichi, strettamente correlati alle dinamiche dell'insediamento e della viabilità. Sia la natura geomorfologica dell'area di studio che la posizione a cavallo tra la costa ionica e il versante meridionale dell'isola hanno chiaramente influenzato le traiettorie dello sviluppo economico locale e, quindi, anche le dinamiche insediative. I risultati ottenuti attraverso l elaborazione dei dati nel geo-database Ru.NS forniscono, quindi, un'immagine vivida sulle linee di sviluppo dei sistemi insediativi di questa porzione della Sicilia sud-orientale in antico, tracciando, nella lunga durata, gli elementi di continuità e di discontinuità nella distribuzione degli insediamenti nel territorio dal Paleolitico all Alto Medioevo.
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Mimmo, Milena. "Lo stoccaggio delle merci a Roma. Analisi architettonica, topografica e funzionale dei magazzini di età romana." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423542.

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Abstract:
One of the main purposes of this work is to provide an overall view of all urban storage structures, an aspect which was lacking in studies about the topography and urbanism of Rome. Another primary aim is to highlight the technical aspects of buildings, analyzing their structural and planimetric characteristics. This thesis furthermore went beyond mere technical aspects, identifying from the very beginning the importance of functional aspects, able to give back the real utilitarian nature of this kind of buildings. Lastly, the management aspects were considered. The research was conducted on storage structures within the urban space, which has been considered within the limits of the administrative organization of the Augustan regions. From a chronological point of view the research extended from the middle Republican age to the Severian age, periods which the examined structures are referred to. The research was conducted in a systematic way, dealing with a substantial amount of extremely heterogeneous data. Through an accurate survey, which considered all available sources, 195 warehouses were individuated. Each structure has been recorded according to homogeneous entries, in order to gather together, in a methodical and orderly way, the available data, end make them comparable. With regard to the methodology, the study carried out an accurate bibliographic examination, which entailed the consultation of a sizable bibliography based on issues related to the storage structures in Rome, the topography of Rome and storehouses in general. After this consultation, a review of epigraphic sources followed, affording evident information about ownership, kind of goods and of activities carried out in the structures. In addition to the consultation of principal catalogues, also on-line database was used (www.manfredclauss.de). At a later stage it took place a careful review of the fragments of Forma Urbis Romae, the marble map of Severian age, in which, among others represented buildings, numerous storehouses have also been recognized. Several revisions of the fragments then occurred, putting first the ones with a known topographical positioning. For such a work it has been possible to count on the Stanford Digital Forma Urbis Project on-line database (developed by Stanford University and by Soprintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma). Where it was possible, the direct approach to the structures has been preferred, so making a series of autoptic analysis to the remaining buildings, in order to obtain technical and structural information. Direct analysis were conducted not only in structures situated within archaeological areas but also in buildings situated in the underground part of some Churches. Upon these artifacts many direct surveys and analysis of the masonry structures were accomplished, and everything was equipped with photographic shoots. Finally there was the archive research (in particular on Archivio di Documentazione Archeologica at SSBAR), with the aim to make clear and complete some aspects that from other sources were incomplete. All the collected data merged into the Catalogue and represented then the foundation for the development and elaboration of the research. The work was developed in collaboration with some ongoing studies about similar subject matters, very important for an updated development. Among these, the project Entrepòts et lieux de stockage dans le monde grèco-romain antique (ANR-CNRS-IRAA-EFA), that dealing with warehouses within the Mediterranean basin, gave the chance of having an important comparison. Furthermore there is an ongoing collaboration for the completion of the on-line database Entrepots, of which the present research is integral part. Another collaboration was created with the Porticus Aemilia Project (SSBAR-KNIR), focused on the direct study, by excavation and structural analysis, of one of the most important buildings of Rome, and of this research itself. Finally an important contribution was given by the Chair of Archaeology at Sapienza Università di Roma, that from the very beginning provided the data of the project Imago Urbis, in this way giving a tangible support to the development of the topographic aspects and to the location of warehouses. The research work highlighted some particularly interesting aspects. The analysis of structural features for instance underlined the high level of attention used in making these serviceable buildings, from the foundations to the roofing, with specific devices directed to ensure the good stability of the building and the healthiness of the rooms for the conservation of goods. In particular the analysis was carried out distinguishing the constructive aspects of original phases from the following transformations, in order to make clear, through changes and holdovers, what really was important in the different ages. From this point of view modifications during Traian and Severian ages turned out to be particularly interesting. An original aspect of the research was the creation of a planimetric typology of storage structures. Although the previous literature about warehouses had already expressed in terms of “types”, there was a lacking of a systematic study thanks to which it was possible to distinguish various types. The work led to the identification of six basic types, whose variations are represented by the features of storage compartments and of logistic spaces (courtyards, aisles, compartments composition). The analysis of appearance and permanence of planimetric types permitted to individuate in functional aspects and in topographic conditionings the real reason which led to the diffusion and development of different planimetric plants. It is also fundamental the comprehension of topographic aspects, which see the storehouses concentrated in some specific areas. From the beginning the work individuated two urban macro-contexts, represented by the river compartment and by the inner one. It turned out to be particularly interesting the river context, hosting the main part of the warehouses. In this context the research individuated the chronological sequence of occupation of the river banks with storage structures and focused on the peculiarity in relation to the directions of arrival and to the types of goods. Thus the specificity of some riparian areas emerged, areas which were assigned to the reception and storage of some particular kinds of goods. This part of the research, that took in consideration also the infrastructures and urban contexts in which the storage buildings rose, can be considered as an important integration to the topographic knowledge of the city. Finally the research dutifully dealt with the analysis of functional aspects of the storage structures. The ongoing studies dealing with similar matters have a propensity for considering the warehouses not only as storage buildings, but also as multifunctional buildings, in which also other activities were practiced, such as sales, manufacturing, housing. From this research it emerged that Rome’s warehouses are perfectly compatible with this innovative view, which includes the storehouses in a much more dynamic consideration than the traditional one. Within the research some diagnostic elements were individuated, in order to define the exclusive storage function, or the multifunctional feature of the building, completing the analysis with the epigraphic sources. In the end, the epigraphic and literary sources contributed in a decisive way to the comprehension of managements aspects. Both the influence of private sector, and the influence of public one were analyzed, identifying a line of demarcation between these two sectors less clear than how it was expected. Both in fact provided transportation and storage of goods in the capital city, and both considering the warehouse building not only as a storage for goods, but also as a real estate able to give a return in terms of capital (through rents). The research thus gave the chance of highlight many interesting aspects about warehouses operation: on one side the careful planning and the large organization, on the other side the great versatility and variety of functions, goods and aims to which the warehouses were intended.
Uno degli obiettivi principali del lavoro è stato quello di fornire un quadro d’insieme di tutte le strutture urbane di stoccaggio, aspetto che mancava nell’ambito degli studi di topografia e di urbanistica di Roma. Altro obiettivo fondamentale è stato quello di mettere in luce gli aspetti tecnici degli edifici, analizzandone le caratteristiche strutturali e planimetriche. La tesi, in terzo luogo, si è spinta oltre i meri aspetti tecnici, individuando fin da subito l’importanza degli aspetti funzionali, in grado di restituire la vera natura utilitaria di questo tipo di edificio. Da ultimo sono stati considerati gli aspetti gestionali. La ricerca è stata condotta sulle strutture di stoccaggio all’interno dello spazio urbano, considerato nei limiti dell’organizzazione amministrativa delle regioni augustee. Dal punto di vista cronologico la ricerca si è estesa su un panorama compreso tra la media età repubblicana e l’età severiana, periodi a cui si riferiscono le strutture in esame. La ricerca è stata condotta con sistematicità, affrontando una cospicua mole di dati estremamente disomogenei. Tramite un accurato censimento, che ha preso in considerazione tutte le fonti disponibili sono stati individuati 195 magazzini, che hanno costituito la base del lavoro. Ciascuna struttura è stata schedata secondo voci omogenee, allo scopo di raccogliere in maniera sistematica e ordinata i dati disponibili e renderli confrontabili. Per quanto concerne la metodologia, la ricerca ha previsto un accurato spoglio bibliografico, che ha comportato la consultazione di una cospicua bibliografia incentrata sulle tematiche afferenti alle strutture di stoccaggio di Roma, la topografia di Roma e i magazzini in generale. A questa è seguita una revisione delle fonti epigrafiche, in grado di restituire informazioni esplicite riferite a proprietà, tipi di merci e di attività svolte all’interno delle strutture. Oltre alla consultazione dei principali repertori si sono sfruttate anche le banche-dati on-line. E’ seguita un’attenta revisione dei frammenti della Forma Urbis Romae, mappa marmorea di età severiana, nella quale, tra gli edifici rappresentati, sono stati riconosciuti anche numerosi magazzini. Il lavoro è proceduto con più revisioni dei frammenti, dei quali sono stati privilegiati quelli con collocazione topografica nota. Il lavoro ha potuto contare sull’utilizzo della banca-dati on-line del Stanford Digital Forma Urbis Project (curata dalla Stanford University e dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma). Dove possibile la ricerca ha prediletto l’approccio diretto alle strutture, conducendo quindi una serie di analisi autoptiche agli edifici superstiti, con il fine di ricavare informazioni tecniche e strutturali. Le analisi dirette sono state condotte tanto in strutture conservate all’interno di aree archeologiche, quanto in edifici conservati nei sotterranei di alcune Chiese. Su tali manufatti sono stati eseguiti rilievi diretti e analisi delle strutture murarie, corredando il tutto con riprese fotografiche. Infine sono state eseguite delle ricerche d’archivio (in particolar modo nell’Archivio di Documentazione Archeologica della SSBAR), con il fine di chiarire e completare alcuni aspetti cha dalle altre fonti risultavano incompleti. Tutti i dati raccolti sono confluiti nel Catalogo e hanno costituito la base per lo sviluppo e l’elaborazione della ricerca. Il lavoro ha potuto svilupparsi in collaborazione con alcune ricerche in corso su tematiche affini, fondamentali per uno sviluppo aggiornato del presente studio. Tra queste il progetto Entrpôts et lieux de stockage dans le monde grèco-romain antique (ANR-CNRS-IRAA-EFA), che occupandosi dei magazzini nel bacino del Mediterraneo ha fornito la possibilità di disporre di abbondanti confronti. Inoltre è in corso la collaborazione per il completamento della banca-dati on-line Entrpôts, di cui la presente ricerca è divenuta parte integrante. Si è sviluppata poi una collaborazione con il Porticus Aemilia Project (SSBAR – KNIR), incentrato sullo studio diretto, tramite scavo e analisi strutturale, di uno degli edifici più importanti di Roma e di questa ricerca. Infine un contributo importante è stato dato dalla cattedra di Archeologia dell’Università di Roma, cha ha messo fin dagli inizi a disposizione i dati del progetto Imago Urbis, fornendo così un tangibile aiuto allo sviluppo degli aspetti topografici e di posizionamento dei magazzini. Il lavoro svolto ha messo in luce alcuni aspetti particolarmente interessanti. L’analisi degli aspetti strutturali ha evidenziato ad esempio l’elevato grado di attenzione con cui queste strutture utilitarie furono costruite, dalle fondazioni alle coperture, con accorgimenti specifici volti a garantire la buona stabilità dell’edificio e la salubrità degli ambienti per la conservazione delle merci. In particolar modo l’analisi si è sviluppata distinguendo gli aspetti costruttivi delle fasi originarie dalla trasformazioni successive, in maniera da rendere evidente, tramite le modifiche e i mantenimenti, cosa realmente risultasse importante nelle varie età e cosa abbia costituito un progresso. Particolarmente interessanti, da questo punto di vista, sono risultate le tecniche costruttive, e dunque le modifiche strutturali, d’età traianea e severiana. Aspetto originale della ricerca è stata la creazione di una tipologia planimetrica delle strutture di stoccaggio. Sebbene la precedente letteratura, riferita a magazzini, si sia espressa parlando di “tipi”, si registrava l’assenza di uno studio sistematico di supporto per poter realmente distinguere tali “tipi”. Il lavoro ha portato all’individuazione di 6 tipi base, le cui varianti sono rappresentate dalle caratteristiche dei vani di stoccaggio e degli spazi logistici (cortili, corridoio, composizione dei vani). L’analisi della comparsa e della permanenza dei tipi planimetrici ha permesso di individuare negli aspetti funzionali e nei condizionamenti topografici le reali motivazioni che portarono alla diffusione e allo sviluppo dei diversi impianti planimetrici all’interno della città di Roma. Fondamentale è anche la comprensione degli aspetti topografici, che vedono i magazzini concentrati in alcune aree specifiche. Il lavoro è stato organizzato fin dall’inizio individuando due macrocontesti urbani, rappresentati dal comparto fluviale e da quello interno. Particolarmente interessante è risultato il contesto fluviale, ospitante la maggior parte dei magazzini. In esso la ricerca ha portato ad individuare la sequenza cronologica di occupazione delle rive con strutture di stoccaggio e ne ha messo a fuoco le peculiarità in relazione alle direttrici di arrivo e ai tipi di merci. E’ emersa così la specificità di alcune aree rivierasche deputate al ricevimento e allo stoccaggio di particolari tipi di merci. Questa parte della ricerca, che ha preso in considerazione anche le infrastrutture e i contesti urbani in cui sorsero gli edifici di immagazzinamento, si configura come un’integrazione alle conoscenze topografiche della città. Infine la ricerca si è doverosamente spinta nell’analisi degli aspetti funzionali delle strutture di stoccaggio. Le ricerche in corso che si occupino di tematiche affini, sono propense a considerare i magazzini non solo come edifici di stoccaggio, ma anche come edifici multifunzionali, nei quali fossero praticate cioè anche attività di vendita, lavorazione o abitazione. Dalla presente ricerca è emerso che i magazzini di Roma sono perfettamente compatibili con questo quadro innovativo, che inserisce i magazzini in un’ottica molto più dinamica di quella che la tradizione ha sino ad ora tramandato. Nella ricerca sono stati individuati ed esposti gli elementi diagnostici per determinare la funzione di stoccaggio esclusivo o di edificio multifunzionale, completando l’analisi con il contributo delle attestazioni epigrafiche. Infine le attestazioni epigrafiche e le fonti letterarie hanno contribuito in maniera determinante alla comprensione degli aspetti gestionali. E’ stata analizzata l’influenza del comparto privato e del comparto statale nella gestione dei magazzini, individuando una demarcazione meno netta del previsto tra le due realtà, entrambe coinvolte nella conduzione e nello stoccaggio di merci nella capitale ed entrambe in grado di sfruttare l’edificio magazzino, non solo come deposito per le merci, ma anche come bene immobiliare in grado di produrre capitali (tramite gli affitti). La ricerca ha permesso dunque di evidenziare molti aspetti interessanti correlati al funzionamento dei magazzini: da un lato, l’attenta programmazione e la grande organizzazione, dall’altro la grande versatilità e la varietà di funzioni, merci e usi cui i magazzini erano destinati.
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22

Gonizzi, Barsanti Sara. "Sistema informativo territoriale storico-urbanistico di forum IULII (CIVIDALE DEL FRIULI)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2554.

Full text
Abstract:
2006/2007
L’idea di questo lavoro nasce dalla volontà di applicare la tecnologia GIS al campo dell’archeologia, da qualche anno a questa parte sempre più propensa ad usare strumenti informatici. Ormai la ricerca archeologica non è più solo studio erudito e piacere della conoscenza, essa si scontra spesso con la realtà delle nostre città dove, se si effettua uno scavo, non è raro imbattersi in strutture antiche importanti tanto da necessitare di una documentazione corretta e il più completa possibile, da realizzare però senza penalizzare o compromettere le funzioni quotidiane della città stessa e senza far aumentare i costi di realizzazione e gestione degli scavi. Non è facile conciliare le necessità della tutela esercitata dagli organi periferici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, cioè le Soprintendenze, i cui compiti consistono nel tutelare e conservare i resti archeologici, con quelle delle istituzioni pubbliche che devono amministrare e gestire la vita cittadina, ritenute spesso e per molti versi in contrapposizione. Per questa ragione si è voluto proporre uno progetto di lavoro che potesse far fronte ad entrambe le necessità, che potesse essere uno strumento al contempo di analisi, e di archiviazione e gestione dei dati relativi alle evidenze archeologiche, utile anche e soprattutto per individuare le aree a maggior rischio archeologico in modo tale da permettere una sinergia tra tutti gli Enti preposti alla gestione delle aree urbane e del territorio in senso lato. La creazione della carta archeologica della città in GIS, utilizzando il software ArcGIS, ha avuto come area di interesse il centro storico della città di Cividale del Friuli ed ha usato come base di lavoro la carta archeologica della città, redatta nel dicembre del 2003 per la tesi di laurea in archeologia classica presso l’Università La Sapienza di Roma e integrata con i dati degli scavi effettuati nel lasso di tempo intercorso tra il 2002 ed il 2007. L’impostazione del GIS ha ripercorso la metodologia di studio seguita per la tesi, secondo un posizionamento delle evidenze in base a riferimenti topografici e puntuali, a seconda del tipo di informazioni scaturite dalla ricerca bibliografica. Questo procedimento è stato ulteriormente completato ed affinato con il posizionamento di precisione di alcune aree archeologiche sulla Carta Tecnica Regionale Numerica in scala 1:5000 mediante l’utilizzo di rilievi strumentali con stazione totale che hanno sfruttato una rete topografica realizzata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia e che usa una serie di vertici topografici, materializzati con chiodi, distribuiti su gran parte del tessuto urbano, le coordinate dei quali sono state restituite mediante strumentazione GPS. Passaggio successivo al posizionamento dei resti archeologici è stato quello della ricostruzione ipotetica dell’urbanistica della città antica, con la graficizzazione dell’antico tessuto viario della città romana sulla base dei dati archeologici e cartografici d’archivio. Per completare l’analisi dello sviluppo urbano della città in epoca immediatamente successiva a quella romana (V – X sec d.C.) sono stati inseriti all’interno dello stesso sistema cartografico di archivio anche tutti i dati archeologici pertinenti a questo arco cronologico. L’analisi dello sviluppo urbano relativa ad un arco cronologico così ampio ha permesso di puntualizzare e determinare i cambiamenti del tessuto cittadino avvenuti tra la tarda antichità e il primo medioevo, cambiamenti che si possono apprezzare attraverso le interrogazioni del database e della cartografia applicata e visibili a tutt’oggi nel moderno impianto urbano. Alla carta archeologica in GIS è stato collegato un database contenente tutte le informazioni necessarie per la conoscenza e lo studio dei resti archeologici. L’idea iniziale era di creare un geodatabase in ArcCatalog in quanto sembrava lo strumento migliore essendo direttamente collegato alle entità geografiche rappresentate. Un primo problema è incorso nel momento dell’impostazione del geodatabase in quanto esso richiede per ogni Feature Class una sola entità, punto, linea o poligono. Per uno scavo archeologico questo è limitante poiché si possono trovare tutte e tre le rappresentazioni e quindi si dovrebbero creare tre Feature Class invece che una. Inoltre uno scavo archeologico può presentare una larga varietà di informazioni (mosaici, muri, tombe, frammenti ceramici) che possono riferirsi a periodi storici e a fasi del reperto archeologico diversi. L’articolazione dei dati ha fatto prevalere l’idea che sarebbe stato più agevole creare un database in Access che permette la contemporaneità di più informazioni relative ad una stessa tabella. Un secondo problema legato al database è la possibilità di implementare le informazioni e di interrogare i dati: si deve tenere in mente che la carta archeologica sarà uno strumento di valore divulgativo e che quindi dovrà essere usata da non addetti ai lavori; il database creato in Access possiede tutti i requisiti necessari, sia per l’organizzazione che per l’implementazione dei dati. In secondo luogo è stato impostato un lavoro relativo alla creazione di un modello tridimensionale del terreno della città di Cividale del Friuli con la rappresentazione dell’attuale morfologia del territorio su cui insiste l’area urbana della città, con l’intento di ricostruire dove possibile e sempre in 3 dimensioni, sulla base delle quote dei piani antichi individuati durante le indagini archeologiche (piani pavimentali, livelli stradali, quote di calpestio), la morfologia antica riferita a specifici periodi cronologici. In questo modo, con la creazione della carta di rischio archeologico, si possono fornire indicazioni non solo sul posizionamento dei siti all’interno della città, ma anche a quale quota sono stati trovati e a quale quota si potrebbero trovare eventuali nuove scoperte. A questo punto è sorto un problema relativo al miglior software da utilizzare per le ricostruzioni, se ArcGis o Cad in quanto lo spazio in cui ci si muove è ridotto essendo il centro cittadino molto piccolo. Alla fine, dopo molte prove, la soluzione migliore, che permette un maggiore visibilità delle variazioni altimetriche tra piano di calpestio attuale e ipotetico piano antico, è stata la creazione di un reticolo di sezioni che coprisse l’intera superficie della città in cui sono localizzati elementi archeologici quotati. Sono state create infine alcune carte di rischio sulla base dei posizionamenti e delle quote dei resti archeologici per individuare le aree propriamente archeologiche, quelle in cui la concentrazione di resti antichi è maggiore, le aree a loro prossime, che presentano un rischio elevato e, via via che ci si discosta dalle aree archeologiche, le aree con vari gradi di rischio, fino a quello basso. La carta di rischio e di tutela è uno strumento fondamentale per l’Amministrazione pubblica, che può disporre di elementi fondamentali per il posizionamento, in pianta ed in altimetria, dei resti archeologici e può quindi organizzare facilmente i lavori dei piani regolatori, e per la collaborazione tra il Comune e la Soprintendenza per tutelare i resti archeologici senza nuocere ala vita cittadina di tutti i giorni. Come ulteriore sviluppo del lavoro cartografico e di archivio è stato creato un sito multimediale dedicato al Museo Archeologico Nazionale ospitato nei locali del Palazzo dei Provveditori in piazza Duomo a Cividale del Friuli all’interno del quale sono esposti numerosi oggetti di diversa natura rinvenuti nella zona del centro storico della città e nel territorio limitrofo. Il sito è stato progettato con la finalità di fornire al visitatore del Museo una guida multimediale sugli oggetti esposti e, attraverso questa, la possibilità di collegare gli stessi al luogo di rinvenimento fornendo contestualmente delle informazioni topografiche ed archeologiche oltre che storico – artistiche proprie della descrizione dell’oggetto esposto. Questo progetto di ricerca ha avuto come obiettivo la creazione di un GIS dedicato a Cividale del Friuli ed al suo territorio, alla sua storia e al suo patrimonio storico – artistico ed archeologico; il GIS così creato rappresenta uno strumento utile non solo per la ricerca, l’archiviazione e lo studio dei dati archeologici in senso lato, ma è anche un importante mezzo attraverso il quale poter conoscere in tempo reale e puntuale la sovrapposizione tra la città moderna e “le città” antiche e progettarne la loro convivenza; è proprio grazie ai programmi informatici e alla loro interazione che la carta archeologica ed il database ad essa collegato possono diventare strumenti utili per l’archiviazione, lo studio, l’analisi dei dati in tempo reale e la progettazione.
XX Ciclo
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23

Lai, Laura. "Archeologia dell'Architettura e Tecnologie per lo studio dell'insediamento umano medievale e post-medievale: le chiese rurali della bassa valle del Cedrino (Sardegna)." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2015. http://hdl.handle.net/11392/2389027.

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Abstract:
The aim of the research is the study of the ruins of many rural churches using some technologies, like 3D reliefs and a Geographic Information System (GIS). The churches are distributed throughout the lower valley of the Cedrino river, a hilly zone located in the central east coast of the island of Sardinia. The territory considers Loculi, Irgoli, Onifai, Galtellì, and Orosei municipalities. Most of these churches have been built during the medieval period, which makes it possible to estimate the human medieval settlement and to make a complete documentation of each church. Until today none of circa 20 sites has ever been investigated from an archaeological study. The research has provided a multi-scale study: from artefacts to landscape. The detailed scale has consisted in reading the masonry structures preserved and making an analytic documentation of buildings using 3D reliefs, where possible; the regional scale has been studied by storing data in a GIS and using those data for territorial analyses. The application of the three-dimensionality in the study of historical buildings is still relatively new. In order to resolve critical issues related to the methodology required in the archaeological-architectonic studies, further investigations are still necessary. In recent years, the development of 3D models in Archaeology and Cultural Heritage showed a growing trend, but in several cases during the data collection, as well as the historical analysis, archaeological knowledge is lacking. The information obtained from 3D models is limited to visualizations and virtual reconstruction. In this research, both the interior and the exterior of a selected sacred building have been surveyed by an integrated approach using a terrestrial laser scanner and photogrammetry. The use of multiple techniques was an essential requirement to produce complete 3D models of monuments, but also it was the best compromise among geometric resolution, costs, and time. Other monument have been documented by a photogrammetric approach called Structure from Motion. These models have been used to develop and verify the interpretations and archaeological analyses through the possibility to carry out geometric measurements, correlate surfaces with volumes, visualize the relation between inner and external walls. Finally, we have elaborated technical drawings for very high-precision documentation. All of the archaeological data collected during the surveys have been stored in the GIS to create an archive that can be connected to existing databases and implemented with data from different sources, such as information from surveys in remote-sensing landscapes archaeology and computerization of data from previous studies. The knowledge acquired will be the basis for the realization of preserving proposals and the enhancement of the cultural resource of “rural churches” involving and making local communities aware in its own history.
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CANALE, Alessandra. "Dinamiche di popolamento e processi di trasmissione culturale nel comprensorio madonita attraverso la ricostruzione della viabilità antica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/444789.

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Abstract:
La ricerca sulle Madonie nasce con l’intenzione di approfondire l’evoluzione storica del popolamento sulla regione montana della Sicilia nord-occidentale. Il territorio, che solo in anni recenti è divenuto oggetto di più approfondite ricerche storico-archeologiche, si presenta estremamente ricco di risorse naturali e caratterizzato da un sostrato culturale variegato che abbraccia territori d’alta montagna, dediti ad una economia silvo-pastorale prettamente conservativa, e insediamenti costieri fortemente proiettati allo scambio e al commercio. A fine di comprendere lo sviluppo delle dinamiche d’insediamento di un’area molto estesa, si è proceduto anzitutto con la restituzione ipotetica dei principali assi viari antichi, fondata su documenti storici e cartografici di epoca medievale e moderna, seguita dalla verifica di eventuali resti di questi sul campo. Sono stati presi in esame dati noti da scavi, da indagini di superficie nonché da rinvenimenti fortuiti e occasionali. Si è proceduto quindi alla ricerca di insediamenti antichi sul territorio con un approccio metodologico basato sulla ricognizione estensiva di aree campione. Queste ultime sono state selezionate osservando una serie di parametri prestabiliti che tengono conto dell’aspetto geomorfologico e del rapporto dell’area in esame con le risorse naturali ad essa circostanti. La relazione topografica diretta con la maglia stradale antica, ipotizzata in precedenza, è un termine di preferenza costante nella scelta dei luoghi. Lo studio concede una panoramica storica aggiornata su un territorio ancora poco noto e sul rapporto uomo-ambiente nel corso del tempo, mettendo in luce l’importanza della viabilità antica come elemento dinamico del paesaggio antropico e veicolo di analisi dello stesso. L’elaborato, suddiviso in cinque capitoli, comprende: l’analisi del paesaggio naturale, il vaglio della documentazione storica, la descrizione della metodologia di ricerca sul campo, la redazione di una carta archeologica dei siti rinvenuti, la ricostruzione della maglia stradale antica basata sull’incrocio di dati noti con tutti i dati raccolti e si chiude con alcune note conclusive attraverso le quali si tenta una definizione delle dinamiche storiche di popolamento sulle Madonie.
The research on the Madonie mountains was born to investigate the historical evolution of settlement in the mountainous region of northwestern Sicily. The territory, which only in recent years has become the subject of more in-depth historical-archaeological research, is extremely rich in natural resources. It is also characterized by a varied cultural background that embraces high-mountain areas, dedicated to a naturally conservative agropastoral economy, and the settlements coastal areas heavily focused on trade and cultural exchanges. Having to understand the development of the settlement dynamics of a very large area, first of all, we have proceeded to the hypothetical restitution of the main ancient roads system using historical and cartographic documents of the medieval and modern times, followed by the verification of any remains of pavement and ancient infrastructures in place. After examining data from excavations and surface surveys, as well as accidental discoveries, the search has then carried on by a methodological approach based on the selection of samples areas. That latter was chosen by observing a series of pre-established parameters that take into account the geomorphological aspect and the relationship of the area in question with the surrounding natural resources. The direct topographical relationship with the ancient viability, previously hypothesized, is a term of constant preference in the choice of places to investigate. Overall, the study provides an updated historical overview of a still little known territory and of the relationship between man and environment over time, highlighting the importance of ancient roads as a dynamic element of the anthropic landscape and at the same time vehicle of its analysis. The paper, divided into five chapters, includes the analysis of the natural landscape, the sifting of historical documentation, the description of the field research methodology, the drafting of an archaeological map of the sites found, the reconstruction of the ancient road system based on the crossing of the known data and all the data collected and ends with some concluding notes with which a definition of the historical dynamics of the population on the Madonie is attempted.
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Di, Bartolomeo Michele. "Implementazione di un webGIS open source per la gestione di dati archeologici, storico-cartografici e paleogeomorfologici relativi alla rete idrografica antica di Aquileia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3499.

Full text
Abstract:
2008/2009
Le attività svolte durante il Dottorato di Ricerca, e descritte dal presente elaborato, hanno avuto come obiettivo la realizzazione di un WebGIS con tecnologia open source per archiviare, gestire, visualizzare, interrogare e rendere disponibile un patrimonio, oggi frammentato, di dati spaziali archeologici, paleogeomorfologici e storico-cartografici, provenienti da ricerche diverse, orientate alla comprensione del paesaggio antico di Aquileia, in particolare attraverso l’analisi dell’evoluzione della rete idrografica. La stessa natura intrinseca di un WebGIS, costruito secondo una logica client/server, ha stimolato la ricerca e l’adozione di soluzioni che agevolano l’interoperabilità tra diversi sistemi eterogenei che hanno la necessità di dialogare tra loro attraverso il Web. In questa ottica il progetto adotta opportuni standard per la trasmissione dei dati attraverso la rete che consentono di fatto, un facile interfacciamento tra client e server superando gli ostacoli dovuti alla diversa natura dei dati e dei software che li gestiscono. Le specifiche implementate nel sistema sono quelle previste dall’OGC (Open Geospatial Consortium) e dall’ISO (International Organization for Standardization) per la ricerca, la visualizzazione e il download delle informazioni geografiche, le stesse adottate dalla recente Direttiva UE che istituisce un'Infrastruttura per l'informazione territoriale nella Comunità europea (INSPIRE). La progettazione del sistema si è svolta tenendo conto del carattere eterogeneo degli operatori “lato client”, dando la possibilità di accedere ai dati archiviati “lato server” attraverso software di tipo “browser”, “GIS desktop” e/o “database”. La gestione dei dati da client differenti, insieme alla possibilità di assegnare agli utenti privilegi differenziati di lettura, inserimento, scrittura e cancellazione delle informazioni, rende il WebGIS uno strumento flessibile e utile tanto alla ricerca, quanto alla tutela e alla valorizzazione e quindi alla divulgazione della conoscenza di quanto scoperto fino ad oggi sull’antico assetto del territorio aquileiese.
XXII Ciclo
1972
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CASIRANI, MARILENA. "IL RUOLO DELLE GRANDI VILLE NELLA TRASFORMAZIONE DELL'INSEDIAMENTO RURALE NELL'ALTO MEDIOEVO: IL CASO DI PALAZZO PIGNANO E DEL DISTRICTUS DELL'INSULA FULCHERII." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/765.

Full text
Abstract:
La villa tardoantica di Palazzo Pignano (CR) sorge nel IV secolo d.C. in un’area particolarmente fertile della Pianura Padana, caratterizzata dall’abbondanza di acque, non lontano da Milano. La villa, di particolare ricchezza è caratterizzata dalla presenza, oltre che della pars rustica, di un peristilio ottagonale e di una chiesa a pianta centrale. Nel V secolo la villa viene integralmente ristrutturata ed anche la chiesa viene dotata di un fonte battesimale, di un syntronos e di arredi liturgici che trovano confronti nell’area orientale dell’Impero. Dopo la “fine della villa”, mentre la chiesa continuerà a rimanere in uso fino all’XI secolo per essere poi sostituita da una pieve romanica, nell’area della villa sorgerà un villaggio di capanne che in parte riutilizzano le strutture della villa. Nel VII secolo nel sito è presente un gruppo di Longobardi e un esponente dell’élite di questo popolo, come dimostra il rinvenimento di un anello sigillare aureo con il nome ARICHIS. L’insediamento con la sua grande pieve diverrà una curtis di proprietà del vescovo di Piacenza e nell’XI secolo costituirà il nucleo di un districtus legato al fisco imperiale. Dati archeologici e fonti scritte dimostrano l’interesse che le élites laiche ed ecclesiastiche ebbero per il sito.
The late-antique villa of Palazzo Pignano (CR) was founded in IV century p.C. The villa is characterized by the presence, beside the pars rustica, of a eight-edged peristilium and of a church with circular plant. In V century the villa is wholly renovated and also the church is provided with a baptism-well, a syntronos and with liturgical furniture that can be compared with same furniture in the oriental area of the Empire. After the “vanishing of the villa”, while the use of the church will be preserved until XI century when it was re-placed by a Romanic parish, in the area of the villa rises a village of huts which use the structure of the villa. In VII century this site is also inhabited by a group of Langbards and by a leader of the élite of this people, as the discovery of a golden seal ring with the name ARICHIS proves. The settlement becomes a curtis of property of the bishop of Piacenza and in XI century constitutes the core of a districtus which was linked to imperial revenue authorities. Archaeological report and written sources confirm the interest that the laic and ecclesiastic élites show for the site.
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CASIRANI, MARILENA. "IL RUOLO DELLE GRANDI VILLE NELLA TRASFORMAZIONE DELL'INSEDIAMENTO RURALE NELL'ALTO MEDIOEVO: IL CASO DI PALAZZO PIGNANO E DEL DISTRICTUS DELL'INSULA FULCHERII." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/765.

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Abstract:
La villa tardoantica di Palazzo Pignano (CR) sorge nel IV secolo d.C. in un’area particolarmente fertile della Pianura Padana, caratterizzata dall’abbondanza di acque, non lontano da Milano. La villa, di particolare ricchezza è caratterizzata dalla presenza, oltre che della pars rustica, di un peristilio ottagonale e di una chiesa a pianta centrale. Nel V secolo la villa viene integralmente ristrutturata ed anche la chiesa viene dotata di un fonte battesimale, di un syntronos e di arredi liturgici che trovano confronti nell’area orientale dell’Impero. Dopo la “fine della villa”, mentre la chiesa continuerà a rimanere in uso fino all’XI secolo per essere poi sostituita da una pieve romanica, nell’area della villa sorgerà un villaggio di capanne che in parte riutilizzano le strutture della villa. Nel VII secolo nel sito è presente un gruppo di Longobardi e un esponente dell’élite di questo popolo, come dimostra il rinvenimento di un anello sigillare aureo con il nome ARICHIS. L’insediamento con la sua grande pieve diverrà una curtis di proprietà del vescovo di Piacenza e nell’XI secolo costituirà il nucleo di un districtus legato al fisco imperiale. Dati archeologici e fonti scritte dimostrano l’interesse che le élites laiche ed ecclesiastiche ebbero per il sito.
The late-antique villa of Palazzo Pignano (CR) was founded in IV century p.C. The villa is characterized by the presence, beside the pars rustica, of a eight-edged peristilium and of a church with circular plant. In V century the villa is wholly renovated and also the church is provided with a baptism-well, a syntronos and with liturgical furniture that can be compared with same furniture in the oriental area of the Empire. After the “vanishing of the villa”, while the use of the church will be preserved until XI century when it was re-placed by a Romanic parish, in the area of the villa rises a village of huts which use the structure of the villa. In VII century this site is also inhabited by a group of Langbards and by a leader of the élite of this people, as the discovery of a golden seal ring with the name ARICHIS proves. The settlement becomes a curtis of property of the bishop of Piacenza and in XI century constitutes the core of a districtus which was linked to imperial revenue authorities. Archaeological report and written sources confirm the interest that the laic and ecclesiastic élites show for the site.
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Annibaletto, Matteo. "Il paesaggio suburbano di Iulia Concordia." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426508.

Full text
Abstract:
The aim of this study is the re-approach of a problem already scholarly analysed in different ways and from different point of view: the so called suburbium, i.e. the space located in between the town and its country. The significance of this concept is basically that of a mental place, that is to say the place where the aristocrats spend their time far from political and social business. The first step of this work has been the analysis of ancients writers that mentioned the suburbium; moreover a particular attention has been paid to the chronological evolution of the word and of its meaning. The second section is, instead, dedicated to the case study of Iulia Concordia, a Roman colonia in the eastern sector of the province of Venetia, chosen in order to verify in which measure the concepts expressed by the Latin litterature can by fitted into a real archaeological reality. A lot of information have been collected, both published or unpublished, in order to undertake a reconstruction of the natural and human enviroment, devoting a particular attention to aspects and evidence usually understimated. Finally all the data have been reinterpretated to connect the suburb of Iulia Concordia with the main historical events of its Roman and Late Antiquity history .
Con il presente lavoro si è voluto affrontare il tema del suburbio, già noto sia in ambito letterario, sia in quello archeologico. L’idea stessa di suburbio, infatti, deriva dalle fonti latine e assume connotazioni che solo parzialmente coincidono con il significato conferito nella mentalità moderna. Si è voluto pertanto analizzare il problema prima sotto il profilo letterario, prendendo in considerazione un grande numero di autori latini e greci e di fonti epigrafiche attraverso cui cercare di cogliere le modalità di origine e sviluppo dei termini e della spazialità suburbana. In particolare, una notevole attenzione è stata posta sul significato dei singoli vocaboli e sul loro utilizzo durante un lunghissimo arco temporale che va dalla fondazione di Roma alla Tarda Antichità. In un secondo momento ci si è rivolti alla realtà archeologica, prendendo in considerazione un caso di studio, quello di Iulia Concordia, colonia romana del I secolo a.C. collocata nella Venetia orientale. Dati alla mano, si è cercato di capire cioè in che misura le informazioni desunte dalla letteratura antica possano essere applicate ad una concreta realtà archeologica, differente da quella di Roma. Attraverso la raccolta di materiale edito e non, si è giunti a ricostruire i vari paesaggi ambientali e antropici che circondavano la città romana, proponendo ipotesi di lettura per molte evidenze fino ad oggi lasciate in secondo piano. Il lavoro si è chiuso con un tentativo di storicizzazione delle informazioni desunte a livello letterario e archeologico, compiendo un’analisi del suburbio inteso non come entità spaziale a sé, ma come parte di un tutto indiviso, per quanto caratterizzato da discontinuità interne, comprendente anche la città e il suo territorio in senso lato.
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Cividini, Tiziana. "Riti, sepolture e corredi di epoca romana nel Friuli collinare." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423821.

Full text
Abstract:
The area examines the Friuli hills between the river Tagliamento to the west and the river Torre to the east; morphologically, the territory covers an area of approximately 500 sq km and is characterized by the hills of the Tilaventino morainal amphitheater, whose formation dates back to the middle-late Pleistocene glacial expansions. In Roman times, this land was part of the Regio X; it is still an ongoing debate the attribution of the northern portion of the area under investigation to the municipium of Iulium Carnicum, rather than to the Aquileia ager. The recognition and reconstruction of the centuriation plans have been equally challenging, to the point that the dedicated section shows the identification of the iso-oriented remains of the "Classic" centuriation related to Aquileia and the so-called centuriation of San Daniele and Tricesimo. After a systematic collection of archival and bibliographic records and a following consistent work of synthesis, the research deals with an in-depth study of the necropoles and isolated Roman burials in the Friuli hills. The use of Quantum GIS and Access database has allowed the preparation of a number of diachronic thematic maps, as a functional reference for the analysis of the area under investigation in relation to the spatial organization and movement of products. The analysis of the rites and funerary objects, although partly affected by the limited quantity and quality of reports of excavations and findings, has enabled the acquisition of new data relating to the type of burials especially with regards to the early stages of occupation, which is now determined to date back not earlier than the Augustan age, when it witnessed a strong socio-economical development, with the full absorption of cultural elements typical to the Roman world. It seems possible to date from around the second quarter of the first century AD the transition from ritual cremation to interment. For the Late Antique period, the survey data show a significant decrease in findings and a change in funerary rituals, alongside a reduction of funerary objects both in quantity, in variety and value of the deposited artefacts. Regarding the relationship between rural cemeteries and settlements, in the I-II century the distance between the findings seems to be set at around 300 m; in the Late Antique period a significant number of cases proves the reuse of residential sites for burial purposes, as already documented in the urban centres. The social, economic, cultural and ritual aspects emerging from the study of funeral objects were compared, where possible, with the regional contexts and the findings from neighbouring territories, highlighting standardization in ceramic forms and associations of materials inside the tombs . The study of pottery has also demonstrated the poor circulation of imported products, some of which were recognized as local imitations. The study of funerary inscriptions from Buja, San Daniele, Osoppo, Fagagna, Cassacco and Adorgnano di Tricesimo is of considerable interest; it is a valuable source of information, with 4 references to the Claudia tribe, an indication of an – administrative? – link with the territory of Iulium Carnicum, until today considered only a speculation. In some cases the type of monumental evidence indicates considerable economic potential reached by some members of the local bourgeoisie.
L’area prende in esame il Friuli collinare compreso tra il fiume Tagliamento a ovest e il Torre a est; morfologicamente, il territorio si estende su una superficie di circa 500 kmq ed è caratterizzato dalle colline dell’anfiteatro morenico tilaventino, la cui formazione risale alle espansioni glaciali del Pleistocene medio – superiore. In epoca romana questa fascia di territorio faceva parte della Regio X; ancora discussa è l’attribuzione al municipium di Iulium Carnicum, piuttosto che all’agro di Aquileia, della porzione settentrionale del comprensorio indagato. Altrettanto difficili rimangono il riconoscimento e la ricostruzione delle pianificazioni centuriali, al punto che nel settore in questione si sono individuati resti iso-orientati riferibili alla centuriazione “classica” di Aquileia e alle cosiddette centuriazioni di San Daniele e Tricesimo. La ricerca affronta, prima con una sistematica raccolta della documentazione archivistico-bibliografica esistente e, in seconda battuta, attraverso un grosso lavoro di sintesi, lo studio approfondito delle necropoli e delle sepolture isolate di epoca romana note nel Friuli collinare. L’utilizzo di Quantum Gis e di Access come database ha permesso la predisposizione di numerose carte tematiche diacroniche, funzionali alla lettura del territorio in relazione all’organizzazione spaziale e alla circolazione dei prodotti. L’analisi dei riti e dei corredi funerari, sebbene inficiata in parte dalla limitata quantità e qualità delle notizie di scavi e di ritrovamenti, ha consentito l’acquisizione di nuovi dati relativi alla tipologia delle sepolture soprattutto per quanto riguarda le prime fasi dell’occupazione, che viene ora fissata non prima dell’epoca augustea, momento in cui si assiste ad un vero e proprio boom sia a livello numerico che socio-economico, con il completo assorbimento degli elementi culturali tipici del mondo romano. Sembra possibile inquadrare intorno al secondo quarto del I secolo d.C. il passaggio dal rito crematorio all’inumazione. Per la fase tardoantica, il censimento delle evidenze documenta un significativo calo nelle attestazioni e un cambiamento nei rituali funerari, con riduzione dei materiali di corredo sia nelle quantità che nella varietà e valore dei manufatti deposti. Nel quadro che presenta il rapporto tra necropoli rurali ed insediamenti, nel I-II secolo la distanza tra le evidenze sembra fissata intorno ai 300 m; per il periodo tardoantico una serie significativa di casi dimostra il riutilizzo a scopo sepolcrale dei siti di carattere abitativo, come già documentato per i centri urbani. Gli aspetti sociali, economici, culturali-rituali forniti dallo studio dei corredi sono stati confrontati, ove possibile, con i contesti regionali editi e con le attestazioni dei territori limitrofi, evidenziando una standardizzazione nelle forme ceramiche e nelle associazioni di materiali all’interno delle sepolture. Lo studio delle ceramiche ha dimostrato inoltre la scarsa circolazione di prodotti di importazione, di cui si sono riconosciute alcune imitazioni locali. Considerevole interesse riveste lo studio sulle iscrizioni funerarie attestate a Buja, San Daniele, Osoppo, Fagagna, Cassacco e Adorgnano di Tricesimo; si tratta di una preziosa fonte di informazione che fornisce interessanti dati onomastici, con ben 4 riferimenti alla tribù Claudia, indizio di un legame – amministrativo? – con il territorio di Iulium Carnicum, fino ad oggi solo postulato. La tipologia delle evidenze monumentali denota in alcuni casi le notevoli potenzialità economiche raggiunte da alcuni esponenti della borghesia locale.
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LIMONCELLI, MASSIMO. "Hierapolis Virtuale: Metodologie informatiche integrate per lo studio della trasformazione urbana di una città dell’Asia Minore tra età romana e protobizantina." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10485.

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Abstract:
La ricerca illustra i risultati del progetto Hierapolis Virtuale, svolto nell’ambito delle attività di scavo e restauro della MAIER- Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia, nella Turchia sud-occidentale, e propone lo studio delle trasformazioni della topografia urbana tra IV e VI sec. d.C. L’obiettivo è la restituzione dell’immagine della città romana e bizantina attraverso metodologie proprie dell’Information and Communication Technology (ICT). Il contributo illustra le modalità di acquisizione dei dati, eseguite con un approccio multidisciplinare, finalizzati alla ricostruzione virtuale dei monumenti (46 in totale) secondo i metodi di restauro virtuale. Inoltre, verrà presentata la piattaforma interattiva di fruizione in QTVR-based finalizzata alla visualizzazione della città. Pertanto, sarà possibile visitare virtualmente il sito attraverso la tecnica di visualizzazione dello “street view”, nelle differenti fasi di vita. Interlacciando due o più immagini panoramiche visibili dal medesimo punto di vista è possibile ricostruire visivamente l’evoluzione volumetrico-spaziale dei complessi architettonici all’interno della città in quei determinati punti in cui la ricerca archeologica ha consentito di evidenziare maggiormente le trasformazioni.
The research shows the results of the project Virtual Hierapolis, played into the excavation and restoration of MAIER- Italian Archaeological Mission in Hierapolis of Phrygia, in southwest Turkey, and proposes the study of the transformations of the urban topography between IV and VI sec. A.D. The goal is to return the image of the Roman and Byzantine methodologies through Information and Communication Technology (ICT). The paper illustrates the methods of data acquisition, carried out with a multidisciplinary approach, aimed at the virtual reconstruction of monuments (46 in total) using the methods of virtual restoration. In addition, it will present the interactive platform of enjoyment in QTVR-based display aimed at the city. Therefore, you can virtually visit the site through the visualization technique of the "street view", in different stages of life. By interleaving two or more panoramas visible from the same point of view, you can visually reconstruct the evolution of the spatial and volumetric architectural complexes within the city in those specific areas where archaeological research has enabled us to highlight more transformations.
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LIMONCELLI, MASSIMO. "Hierapolis Virtuale: Metodologie informatiche integrate per lo studio della trasformazione urbana di una città dell’Asia Minore tra età romana e protobizantina." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10485.

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Abstract:
La ricerca illustra i risultati del progetto Hierapolis Virtuale, svolto nell’ambito delle attività di scavo e restauro della MAIER- Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia, nella Turchia sud-occidentale, e propone lo studio delle trasformazioni della topografia urbana tra IV e VI sec. d.C. L’obiettivo è la restituzione dell’immagine della città romana e bizantina attraverso metodologie proprie dell’Information and Communication Technology (ICT). Il contributo illustra le modalità di acquisizione dei dati, eseguite con un approccio multidisciplinare, finalizzati alla ricostruzione virtuale dei monumenti (46 in totale) secondo i metodi di restauro virtuale. Inoltre, verrà presentata la piattaforma interattiva di fruizione in QTVR-based finalizzata alla visualizzazione della città. Pertanto, sarà possibile visitare virtualmente il sito attraverso la tecnica di visualizzazione dello “street view”, nelle differenti fasi di vita. Interlacciando due o più immagini panoramiche visibili dal medesimo punto di vista è possibile ricostruire visivamente l’evoluzione volumetrico-spaziale dei complessi architettonici all’interno della città in quei determinati punti in cui la ricerca archeologica ha consentito di evidenziare maggiormente le trasformazioni.
The research shows the results of the project Virtual Hierapolis, played into the excavation and restoration of MAIER- Italian Archaeological Mission in Hierapolis of Phrygia, in southwest Turkey, and proposes the study of the transformations of the urban topography between IV and VI sec. A.D. The goal is to return the image of the Roman and Byzantine methodologies through Information and Communication Technology (ICT). The paper illustrates the methods of data acquisition, carried out with a multidisciplinary approach, aimed at the virtual reconstruction of monuments (46 in total) using the methods of virtual restoration. In addition, it will present the interactive platform of enjoyment in QTVR-based display aimed at the city. Therefore, you can virtually visit the site through the visualization technique of the "street view", in different stages of life. By interleaving two or more panoramas visible from the same point of view, you can visually reconstruct the evolution of the spatial and volumetric architectural complexes within the city in those specific areas where archaeological research has enabled us to highlight more transformations.
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Rossi, Giulia. "Il complesso episcopale di Tyana in Cappadocia meridionale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424457.

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Abstract:
The present project aims to study the episcopal complex of Tyana/Kemerhisar (Cappadocia II episcopal venue). This complex have been identify in the north-eastern area of the höyük; here the excavators have recorded an octagonal shape church, a baptistery and a commercial area. Aim of this project is to analyse the architectural changes of this complex between the end of the IV century AD and the Seljukian conquest. The methodology used considered the collection and analysis of different kind of data: mainly geomorphological information, written sources and archaeological remains. The first step of the project dealt with the geomorphological and historical analysis of Tyana and its surroundings. The next step concerned the study of the previous archaeological research in the area (from the fist excavations of the XIX century till the more scientific researches). Further to this the research focused on the collection of the hagiographic sources available for martyrs linked to the town. Nevertheless, the main focus of the project was to analyse the archaeological data coming from the north-eastern part of the höyük. In this context the different dwellings excavated have been analysed with particularly interest on the stratigraphic sequence: this was made through a reinterpretation of the older excavations data and through new on site surveys. The combination of all these different data allowed to outline some of the major phases of the life in this corner of the town till the beginning of the XX century.
La presente ricerca prende in esame il complesso ecclesiale identificato nel settore nordorientale dell’höyük di Tyana/Kemerhisar, antica sede episcopale della Cappadocia II (Turchia), dove sono state messe in luce le strutture pertinenti ad una chiesa ottagonale, a un battistero e a un quartiere commerciale. Obiettivo di questo lavoro è ricostruire le trasformazioni che hanno interessato il complesso religioso a partire dalla fine del IV secolo d. C. fino alla conquista selgiuchide e oltre, definendone le differenti fasi di vita, cronologicamente e tipologicamente. La metodologia adotta si è avvalsa di diverse tipologie di dati: segnatamente quelli geomorfologici, le fonti scritte e le evidenze archeologiche. Il lavoro ha previsto una prima analisi geomorfologica e storica del sito di Tyana e del suo territorio, nonché un excursus sulle ricerche che hanno riguardato il sito tyanense a partire dalle testimonianze del XIX secolo fino ai più recenti studi di carattere scientifico. Successivamente, è stata condotta una raccolta e un’analisi di fonti agiografiche specificatamente riferite ad alcune figure martiriali legate alla città di Tyana. La parte principale del lavoro ha posto l’attenzione sugli aspetti più propriamente archeologici dell’area nordorientale dell’höyük. Sono state affrontate, dunque, la definizione delle strutture e la verifica della sequenza stratigrafica del complesso tyanense, attraverso una rilettura della documentazione, nonché attività ricognitive sul campo, che hanno permesso di delineare alcune macro-fasi della frequentazione di questo settore della città antica, fino allo scorcio del XX secolo.
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Gherdevich, Davide. "L'analisi spaziale come strumento per la ricostruzione della viabilità medievale nel Friuli Venezia Giulia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3139.

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Abstract:
2007/2008
La ricerca mira a dare un contributo significativo alla ricostruzione della viabilità antica, di epoca romana e soprattutto di epoca medievale. La ricostruzione della rete viaria è stata effettuata attraverso apposite applicazioni di analisi spaziale contenute nei software GIS, in particolare è stata utilizzata la Cost Surface Analysis e la Line of Sight. Spesso la ricostruzione della rete viaria e resa alquanto difficile, sopratutto in territori che sono stati soggetti a bonifiche , culture intensive o a dissesti idrogeologici, in queste zone il dato archeologico è spesso mancante o parziale, ed è in questi casi che la tecnologia GIS, e più precisamente l'analisi spaziale, può aiutare a ricostruire il tracciato viario e fornire nuovi dati che possono essere usati per ulteriori analisi o per confutare e consolidare delle tesi o delle ipotesi. Le elaborazioni spaziali sono tecniche di simulazione finalizzate a classificare, rappresentare e interpretare il paesaggio archeologico, in micro o macro scala, sulla base delle relazioni spaziali e diacroniche che intercorrono fra elementi antropici, naturali, ambientali e, in parte, secondo fattori socio politici. L’analisi spaziale fa misurazioni e ha l’obiettivo di definire un quadro di riferimento all’interno del quale realizzare osservazioni. In particolare il cost surface analysis calcola l'energia consumata da un individuo che si sposta da un punto ad un altro; questo tipo di analisi ci consente non solo di valutare le percorrenze, ma anche ricostruire le strade ed i percorsi di un paesaggio antico. L’altra analisi che abbiamo effettuato e la line of sight o anche Viewshed analysis; calcola il campo visuale umano sulla base delle caratteristiche morfologiche ed ambientali del territorio, e le relazioni spaziali tra i siti all'interno del paesaggio. Le zone da me prese in considerazione per effettuare le prime analisi sono il territorio tra Gemona, Ragogna e Spilinbergo e la provincia di Trieste. Nel primo caso, dopo una prima fase di raccolta dei dati, la nostra attenzione si è concentrata sul tentativo di ricostruire la viabilità di epoca romana e medievale nella zona di trovare il possibile punto di guado sul fiume Tagliamento ed infine verificare se i castelli avessero o meno il controllo sulla rete viaria e sul guado. Per dare una risposta a queste domande abbiamo effettuato prevalentemente due tipi di analisi: il cost surface analysis e il line of sight. Come secondo caso di studio abbiamo analizzato la viabilità, soprattutto di epoca medievale, che attraversava una particolare zona della provincia triestina: la Val Rosandra. Ci siamo riproposti di ricostruire la viabilità nella zona e di confrontarla con i dati storici ed archeologici ed inoltre di verificare se vi era la possibilità di una viabilità principale che attraversasse la valle. Infine abbiamo confrontato i risultati ottenuti con la cartografia storica ed in particolare il rilievo cartografico Giuseppino di fine ‘700. In un ultima fase abbiamo controllato numerose foto aeree, concentrandoci sulla zona comprese tra Osoppo e san Daniele, alla ricerca di possibili anomalie collegabili alla viabilità. I voli visionati sono diversi:volo GAI 1954, Volo IGM 1971, volo R.A.F. 1976 a bassa quota e ad alta quota, volo E.N.E.L. 1976, volo CGR 1986, volo CGR 1998. Una prima analisi ci ha permesso di rilevare diverse possibili anomalie nella zona ad est di Osoppo, a sud di Ragogna e presso san Daniele.
XXI Ciclo
1977
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MUSCIANESE, CLAUDIANI DANIELA. "Depositi votivi e luoghi di culto dell'Abruzzo italico e romano: quattro casi di studio." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1910.

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Abstract:
Lo studio ha come oggetto il materiale votivo dei santuari antichi dell’Abruzzo. Il primo capitolo ha analizzato l’origine e la diffusione dei votivi, le particolari definizioni che si applicano ai depositi votivi e le modalità dell’offerta. Nel secondo capitolo, dopo una breve storia degli studi, si sono affrontate le problematiche relative al contesto archeologico dell’Abruzzo, con particolare attenzione agli ethne degli Aequi, Marsi, Paeligni, Vestini, Marrucini, Praetuttii e con un breve quadro storico delle diverse fasi: età del ferro - IV secolo a.C, età repubblicana, prima età imperiale. Il terzo capitolo è dedicato alla metodologia applicata nella catalogazione dei luoghi di culto (Regesto), utilizzando una scheda-tipo in un Database relazionale, e alla metodologia adottata nella classificazione del materiale votivo. La ricerca ha privilegiato l’analisi di quattro depositi votivi tutt’ora parzialmente o completamente inediti. I capitoli 4, 5, 6 e 7 sono dedicati ai quattro casi: Monte Giove, Pescosansonesco, Castel di Ieri e Luco dei Marsi; a un’introduzione su ogni sito segue il catalogo del materiale. Infine nel capitolo 8 sono le conclusioni, con una sintesi relativa alla produzione e diffusione dei votivi e al loro legame con le pratiche cultuali. In appendice è il regesto dei luoghi di culto con la pubblicazione delle schede relative.
This study has been focused on votive objects which have been found in the ancient shrines of the Abruzzo region. As a first step I analized problems related to the origin and diffusion of votive deposits, to the different ways they can be defined and to the ways objects had been offered. The second chapter, after a short history of the previous studies, is dealing with the archaeological context of the Abruzzo during Preroman and Roman times, with a special attention devoted to the ancient populations who lived there: Aequi, Marsi, Paeligni, Vestini, Marrucini, Praetuttii and a historical frame of its chronological phases: Iron age-IV century b.C., Republican age, first Roman imperial age. The third chapter is devoted to the methodology applied in a complete catalouging of the cult places, by a relational Database (Regesto), and to the methodology used for classifying votives. My research focused on the analysis of four deposits, till now only partially edited or completely unpublished. The chapters 4, 5, 6 and 7 are devoted to these four cases: Monte Giove, Pescosansonesco, Castel di Ieri e Luco dei Marsi; after an introduction on every site the catalogue of the material is following. Finally the chapter 8 is devoted to the conclusions, with a final synthesis about votive production and diffusion and about their relation with cults. In appendix the Regesto of cult places follows, with the relative files.
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MUSCIANESE, CLAUDIANI DANIELA. "Depositi votivi e luoghi di culto dell'Abruzzo italico e romano: quattro casi di studio." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1910.

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Abstract:
Lo studio ha come oggetto il materiale votivo dei santuari antichi dell’Abruzzo. Il primo capitolo ha analizzato l’origine e la diffusione dei votivi, le particolari definizioni che si applicano ai depositi votivi e le modalità dell’offerta. Nel secondo capitolo, dopo una breve storia degli studi, si sono affrontate le problematiche relative al contesto archeologico dell’Abruzzo, con particolare attenzione agli ethne degli Aequi, Marsi, Paeligni, Vestini, Marrucini, Praetuttii e con un breve quadro storico delle diverse fasi: età del ferro - IV secolo a.C, età repubblicana, prima età imperiale. Il terzo capitolo è dedicato alla metodologia applicata nella catalogazione dei luoghi di culto (Regesto), utilizzando una scheda-tipo in un Database relazionale, e alla metodologia adottata nella classificazione del materiale votivo. La ricerca ha privilegiato l’analisi di quattro depositi votivi tutt’ora parzialmente o completamente inediti. I capitoli 4, 5, 6 e 7 sono dedicati ai quattro casi: Monte Giove, Pescosansonesco, Castel di Ieri e Luco dei Marsi; a un’introduzione su ogni sito segue il catalogo del materiale. Infine nel capitolo 8 sono le conclusioni, con una sintesi relativa alla produzione e diffusione dei votivi e al loro legame con le pratiche cultuali. In appendice è il regesto dei luoghi di culto con la pubblicazione delle schede relative.
This study has been focused on votive objects which have been found in the ancient shrines of the Abruzzo region. As a first step I analized problems related to the origin and diffusion of votive deposits, to the different ways they can be defined and to the ways objects had been offered. The second chapter, after a short history of the previous studies, is dealing with the archaeological context of the Abruzzo during Preroman and Roman times, with a special attention devoted to the ancient populations who lived there: Aequi, Marsi, Paeligni, Vestini, Marrucini, Praetuttii and a historical frame of its chronological phases: Iron age-IV century b.C., Republican age, first Roman imperial age. The third chapter is devoted to the methodology applied in a complete catalouging of the cult places, by a relational Database (Regesto), and to the methodology used for classifying votives. My research focused on the analysis of four deposits, till now only partially edited or completely unpublished. The chapters 4, 5, 6 and 7 are devoted to these four cases: Monte Giove, Pescosansonesco, Castel di Ieri e Luco dei Marsi; after an introduction on every site the catalogue of the material is following. Finally the chapter 8 is devoted to the conclusions, with a final synthesis about votive production and diffusion and about their relation with cults. In appendix the Regesto of cult places follows, with the relative files.
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LADDAGA, FRANCESCO. "Uso e percezione della topografia nel Leggendario Romano." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/202641.

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Abstract:
Pur se il Leggendario Romano in passato è stato analizzato da diversi punti di vista e con finalità differenti, l’aspetto topografico non solo è stato spesso relegato ad un ruolo marginale, ma è stato prevalentemente affrontato in contributi incentrati solo su una parte del repertorio disponibile o su limitati settori di Roma o del suburbio; questa ricerca, che si inserisce in quel filone che negli ultimi anni ha visto tra gli altri Augusto Fraschetti e Lucrezia Spera attingere ad alcune passioni romane per chiarire questioni storiche ed archeologiche, ha invece inteso considerare il repertorio topografico del Leggendario Romano nella sua globalità (ad eccezione delle passioni in greco, quelle -numericamente irrilevanti- rielaborate su testi di II o III secolo e quelle interamente ambientate al di fuori dall’Urbe), prendendo in esame le 53 passiones latine tardo-antiche e altomedievali contenenti almeno un toponimo riferibile con certezza alla città di Roma. Il primo dei quattro capitoli riprende le fila del dibattito tra quanti pensano che l'inaffidabilità delle passioni ne infici completamente il valore come fonti storiche e quanti invece ne hanno dimostrato, soprattutto negli ultimi anni, il notevole potenziale informativo. Inserendosi in questo secondo gruppo, la ricerca ripercorre la storia degli studi sul Leggendario Romano illustrando la genesi delle passiones e commentando le diverse ipotesi in merito al periodo di redazione, ai destinatari e ai possibili autori. Questi ultimi vengono identificati con alcuni ecclesiastici romani, i quali, grazie alla loro conoscenza del territorio e dei contesti monumentali cristiani dell’Urbe, per dare maggiore credibilità alle loro ricostruzioni arricchirono il racconto agiografico di dettagli topografici. Segue quindi il capitolo dedicato ai testi, organizzati in schede e ordinati secondo l’ordine dei titoli tradizionali delle passiones. Le schede sono corredate da sintetiche introduzioni sulle figure dei martiri protagonisti, da note riepilogative degli studi sulle singole passioni e da un esaustivo apparato bibliografico. Grande spazio è dedicato al riassunto del testo, con utili rimandi ai paragrafi degli Acta Sanctorum, nel quale sono riportate, letteralmente e senza traduzione, le menzioni dei toponimi romani e suburbani. Nel terzo capitolo è presentato il repertorio dei toponimi: di ogni lemma è stata riportata la ricorrenza nei vari testi e l’eventuale similitudine esistente tra toponimi menzionati in differenti passioni. Questo tipo di analisi, oltre ad aver confermato l’esistenza di casi in cui le interrelazioni tra alcune passiones sono molto strette, è stato utilizzato come parametro per una migliore definizione della cronologia relativa tra le sopramenzionate passioni con caratteristiche affini. Tra le menzioni topografiche prese in esame, una particolare attenzione viene prestata a quelle non immediatamente associabili ad edifici o contesti noti per le quali viene puntualmente fornita un’ipotesi di localizzazione. Viene inoltre confermato, attraverso l’individuazione di casi di defunzionalizzazioni di edifici e di cambiamenti di destinazioni d’uso di alcune aree urbane, come le passioni possano fornire informazioni utili anche alla comprensione di alcune delle grandi trasformazioni avvenute a Roma in età tardo-antica. L’ultimo capitolo, riprendendo alcuni dei temi già trattati nei capitoli precedenti, concentra la sua attenzione sulle possibili finalità che avrebbero condizionato gli agiografi nell'utilizzo del repertorio topografico di Roma. Secondo la proposta avanzata gli autori delle passiones utilizzarono gli elementi topografici quasi sempre in modo strumentale; in base a tale convinzione sono state individuate 7 categorie nelle quali suddividere le intenzioni degli agiografi nel momento in cui introdussero elementi topografici nel racconto: • per mistificare la realtà storica con lo scopo di amplificare il prestigio dei luoghi ed edifici di culto; • per riconfigurare lo spazio in senso cristiano; • per ambientare in modo simbolico la narrazione; • per sviluppare la narrazione; • per adottare dei topoi della letteratura di genere; • per tracciare dei percorsi; • per accreditare la veridicità del racconto in relazione a tombe e santuari. In conclusione si suggeriscono alcune modalità attraverso le quali il repertorio topografico che emerge dal Leggendario Romano può essere utilizzato come preziosa fonte per ricerche di tipo storico, archeologico e/o agiografico
Although in the past, the Roman Legendary has been analyzed from different points of view and with different aims, not only the topography has often been relegated to a marginal role, but it was discussed with papers primarily focused on only part of the available repertoire or on limited areas of Rome; this research, which is part of that trend in recent years has seen among other Augusto Fraschetti and Lucrezia Spera, draw on some Roman passions to clarify historical and archaeological issues, but he intended to consider surveying the repertoire of the Roman Legendary in its entirety (with the exception of the passions in greek, the - numerically insignificant - revised texts of the second or third century, and those fully placed out from the Urbe), considering the 53 late ancient and high medieval Latin passiones containing at least one name referable with certainty to the city of Rome. The first of the four chapters resumes the debate between those who think that the unreliability of the passions completely cancels the value as historical sources, and among those who have shown however, especially in recent years, the considerable potential of information. By introducing this second group, the work traces the history of studies on the Roman Legendary, illustrating the genesis of passiones and commenting on various assumptions concerning the preparation period, recipients and potential authors. These are identified with some Roman ecclesiastics, who, thanks to their knowledge of the area and Christian monumental contexts of Rome, to give credibility to their accounts embellished the hagiographic story of topographical details Then follows a chapter devoted to the texts, organized into tabs and sorted in the order of the traditional titles of passiones. The cards are accompanied by synthetic introductions on the figures of martyrs characters, with notes of studies on individual passions and an exhaustive bibliography. Large space is devoted to the summary of the text, with useful references to sections of the Acta Sanctorum, in which, literally and without translation, the lists of Roman and suburban place names are contained. In the third chapter is presented the repertoire of place names: each word is was reported with the recurrence in different documents and with any similarity between place names mentioned in different passions. This type of analysis, in addition to confirming the existence of cases in which the interrelationships between some passiones are very narrow, was used as a parameter for a better definition of the relative chronology between the above mentioned passions with similar characteristics Among the studied topographical indications, particular attention is paid to those not immediately associated with known buildings with a hypothesis localization. It also confirmed, through the identification of cases of defunctionalization of buildings and changes of uses of some urban areas, such passions can provide useful information to the understanding of some of the great transformations that occurred in Rome in Late Antiquity. The last chapter, taking up some of the themes dealt with in previous chapters, focuses his attention on the possible purposes that would have affected the sacred writers to use the repertoire topography of Rome. According to the proposal, the authors used the topographical features of passiones almost always in an instrumental mode; based on this conviction, we identified 7 categories in which to divide the sacred writers' intentions when they introduced topographic elements in the story: • to mystify the historical reality in order to boost the prestige of the buildings and places of worship; • to reconfigure the space in the Christian sense; • in a symbolic way for the setting of the narrative; • to develop the narrative; • to adopt the topoi of genre literature; • to draw paths; • to authenticate the veracity of the story in relation to tombs and shrines. In conclusion, we suggest some ways in which the topography that emerges from the Roman Legendary may be used as a valuable source for historical, archaeological and / or angiographical research
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Pignatello, Rosario. "Il patrimonio archeologico tra Avola e Pachino Organizzazione topografica della Cuspide Orientale in periodo romano e tardo antico." Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/4003.

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Abstract:
Il contributo verte sul'inquadramento topografico in periodo antico del territorio di Avola. Il comprensorio investigato negli anni senza una programmazione sistematica delle ricerche, attraverso lo studio del materiale edito; la ricerca dagli archivi della Soprintendenza di Siracusa (materiale archeografico); la programmazione di ricognizioni autoptiche offre spunti interessanti per l'organizzazione delle dinamiche insediative di periodo romano e tardo antico.
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DUCATI, Fabrizio. "Aspetti tipo-cronologici e archeometrici delle ceramiche africane nel territorio di Cignana (Naro, AG, Sicilia)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/444196.

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Abstract:
Il progetto di ricerca, condotto in cotutela tra l'Università di Palermo e Aix-Marseille Université, si basa sullo studio delle ceramiche africane importate in Sicilia tra la fine del I e il VII secolo d.C.. La ricerca si basa sui frammenti - tutte le classi incluse - raccolti dal gruppo di ricerca di Palermo durante le ricognizioni archeologiche nei dintorni della villa romana di Cignana (Agrigento) e nell'entroterra di Termini Imerese (Palermo). L'approccio multidisciplinare archeologico ed archeometrico, condotto in collaborazione con diversi specialisti di queste discipline, ha permesso di definire l'origine delle diverse produzioni e di riflettere sulla loro circolazione in Sicilia, in un'ottica microregionale. Ciò permette di comprendere meglio l'evoluzione degli scambi economici tre le due province e di ricostruire le possibili rotte marittime e i circuti commerciali. I risultati saranno esposti in sei capitoli che tratteranno: Problematiche, metodologia e obiettivi della ricerca (Capitolo 1), Cignana: i luoghi e la loro storia (Capitolo 2), Catalogo dei siti e dei materiali ceramici (Capitolo 3), Analisi ragionata dei frammenti ceramici (Capitolo 4), Bilancio complessivo e confronto dei dati (Capitolo 5), Riflessioni conclusive per un'interpretazione storica, economica e sociale (Capitolo 6). La tesi termina con due appedici: Ceramiche dagli scavi di Cignana: campagne 1990, 1992, 2006 (Appendice 1) e Tavole (Appendice 2).
The research project, jointly carried out by the University of Palermo and Aix-Marseille University, focuses on the study of African potteries imported into Sicily between the end of the 1st and 7th century AD. The research is based on shards - all ceramic categories - collected by the Palermo team during archaeological surveys around the Roman villa of Cignana (Agrigento) and in the hinterland of Termini Imerese (Palermo). The multidisciplinary archaeological and archaeometric approach, carried out with the collaboration of several specialists in these disciplines, made it possible to define the origin of the different productions and to reflect on their circulation in Sicily, in a micro-regional framework. This allows us to better understand the evolution of economic exchanges between the two provinces and to reconstruct the potential maritime routes and commercial circuits. The results will be exposed in six chapters dealing with the Problems, methodology and objective of the research (Chapter 1), the site of Cignana: the places and their history (Chapter 2), the Catalog of sites and potteries (Chapter 3), the Analysis of pottery shards (Chapter 4), a Global evaluation and comparison of data (Chapter 5), and Conclusive observations for a historical, economic and social interpretation (Chapter 6). The thesis ends with two appendices: Pottery from the Cignana excavations: campaigns 1990, 1992, 2006 (Appendix 1), and Tables (Appendix 2).
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Torras, Benezet Núria. "La sepat dels dos ceptres-uas a la llum de les processons geogràfiques: recerques en Geografia sagrada i "teologia" local a l'antic Egipte." Doctoral thesis, Universitat Pompeu Fabra, 2016. http://hdl.handle.net/10803/378044.

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Abstract:
Aquest treball analitza la conceptualització i representació de la sepat dels dos ceptres-uas en el context de la Geografia sagrada d'Egipte des d'una perspectiva diacrònica a partir de la documentació papirològica i epigràfica relativa a aquesta regió, des del Regne Antic fins a època grecoromana. Durant més de 2500 anys, aquest territori de l'Alt Egipte es representà als temples del país en un intent de reactualització constant de la seva hipòstasi i dels textos que l'acompanyen. Les fonts analitzades són el reflex d'una geografia simbòlica i selectiva, validada a través de mites i arquetips que, en la mentalitat egípcia antiga, contituïa ritualment la més eficaç. Un dels principals eixos del treball el constitueix l'estudi textual, iconogràfic i espacial de les representacions de la sepat i dels seus components topogràfics en cada una de les processons geogràfiques dels temples que han pogut ser constrastades in situ. La caracterització i anàlisi de l'evolució dels cultes locals en aquest territori d'orígen sethià ha esta l'altre pol de la recerca. El mètode d'anàlisi emprat ha tingut en compte les regles de sintaxi naològica i la "Gramàtica del temple" que regeixen el programa "decoratiu" de cada temple en particular.
The principal aim of this research is to characterise the conceptualisation and representation of the double was-scepter sepat and its place in Egypt's ritual topography. A diachronic approach has been adopted, based on epigraphic sources of this region dating from the Old Kingdom to the Graeco-Roman period. Through more than 2500 years this territory in Upper Egypt was depicted in temples in order to update its hypostasis and its accompanying texts. The sources articulate a sacred topography expressed in myths and archetypes considered by the ancient Egyptians as the most valid and efficacious. One of the main research axis is the study of textual, iconographical and spatial analysis of the representations of this territory and its topographical components in geographical processions laid out in temple contexts that had been verified in situ. This is complemented by the characterisation and the analysis of local cults dynamics in this sethian region. The methodology involves the study of the rules of the naological syntax and the "Grammar of the temple" that govern a temple's decoration, revealing that the representation of Egypt's sacred landscape varies from temple to temple.
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TARLANO, FRANCESCO. "L'alta Val d'Agri tra geomorfologia e popolamento antico." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11573/863872.

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STORCHI, PAOLO. "I Municipia nell’attuale provincia di Reggio Emilia: questioni di topografia e storia." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1066854.

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Abstract:
La ripartizione amministrativa moderna, e un poco superata da recenti riforme, cui si fa riferimento nel titolo del presente lavoro, ha, in realtà, una precisa corrispondenza in età romana con il territorio che si poneva fra gli agri amministrati dalle colonie gemelle di Parma e Mutina, fondate nel 183 a.C. e risulta individuata, dal punto di vista della geografia fisica, nei suoi limiti orientale e occidentale, rispettivamente, dai fiumi Secchia (Secula) ed Enza (Incia), a nord dal Po (Padus) e a sud dallo spartiacque appenninico (Appenninus). Nell’area non si attuò, in principio, alcuna fondazione coloniale, ma si procedette ad una assegnazione viritana: tale territorio fu diviso in lotti che furono affidati, per sorteggio, a singoli coloni, con ogni probabilità, nel 173 a.C. Per fornire ai nuovi abitanti i basilari agi della vita cittadina furono, in tale occasione, istituiti semplici centri di servizi. Tali agglomerati crebbero in dimensioni e ricchezza, nella regione che diverrà il Flos Italiae, firmamentum Imperii Romani, come scrive Cicerone, fino a divenire, nel corso del I sec. a.C., vere e proprie città: Regium Lepidi al centro del territorio, Brixellum, Tannetum e Luceria lungo l’asta dell’Enza. Centri tanto simili ebbero però differenti destini, cosa che ha implicato la necessità di affrontare il loro studio attraverso metodologie diversificate che però hanno portato a nuove interessanti acquisizioni per tutti i centri menzionati.
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GIROLDINI, PIERLUIGI. "La Pianura di Piombino in eta' antica: dinamiche di controllo e organizzazione territoriale." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/558984.

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JAIA, Alessandro Maria. "Cartografia archeologica e fotogrammetria analitica: aspetti teorici e applicazioni a centri urbani a non continuità di vita." Doctoral thesis, 1996. http://hdl.handle.net/11573/499000.

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PANSINI, ANTONELLA. "Dati per una nuova lettura dell'area dei Quattro Tempietti e della Domus di Apuleio nel loro rapporto con il teatro di Ostia antica." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1184384.

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Abstract:
Il settore preso in esame si colloca nella Regio II di Ostia ed è delimitato a sud dal cd. Decumano Massimo, ad est dal Teatro e dal Piazzale delle Corporazioni, a nord da un’area non scavata di cui non è noto il potenziale archeologico e ad ovest dal complesso dei Grandi Horrea: il nucleo principale è costituito dai Quattro Tempietti Repubblicani e dal piazzale ad essi antistante, da un complesso di tabernae affacciate verso il Decumano, dalla Domus di Apuleio, ubicata nell’angolo Nord-Est, dal Mitreo delle Sette Sfere e da un presunto impianto industriale posto nel settore occidentale. Si tratta di una delle aree più antiche della colonia ostiense, ma anche una delle più complesse in quanto, in uno spazio ristretto e ben delimitato, si giustappongono una serie di edifici con pianta e funzioni differenti, i cui rapporti, sia in termini strutturali che cronologici, non risultano di facile lettura. Strutture di tecniche edilizie varie e con piani di spiccato posti a quote non omogenee, che testimoniano una frequentazione dell’area dall’età repubblicana a quella tardo antica, si mostrano infatti ora in una visione sincronica che non lascia presagire l’antico sviluppo planovolumetrico dei singoli monumenti. L’analisi autoptica dei resti, il rilevamento tramite le moderne tecnologie di fotogrammetria e 3d laser scanning survey, integrato, per le parti oggi interrate, con la documentazione redatta da Italo Gismondi agli inizi del ‘900, e l’interpretazione dei dati raccolti nei giornali di scavo hanno permesso di giungere ad un’analisi complessiva dell’area, nelle sue varie fasi edilizie, e di delineare l’impatto che il lavori di costruzione e di ristrutturazione del teatro ebbero, sia da un punto di vista urbanistico che architettonico, su questo settore della città.
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GRAZIAN, ANDREA. "Il Cispio e le sue adiacenze in età antica. Storia urbana e analisi topografica di un settore dell'Esquilino." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1189402.

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Abstract:
La ricerca è stata avviata col fine di analizzare la topografia storica di uno dei settori della città antica meno conosciuti: il Cispio. Ci si è così proposti di restituire la storia urbana di una delle aree di Roma che, a causa di una marginalità evidente all’interno delle fonti letterarie risulta tra le più neglette negli studi contemporanei. A livello metodologico si è operato distinguendo tre differenti livelli: analitico, sintetico e interpretativo. Nella struttura della ricerca si è imposta una qualche ridondanza nella organizzazione e nell’analisi delle fonti disponibili, interrogandole sulle diverse tematiche affrontate e riarticolandole secondo prospettive interpretative differenti. La natura stessa del dossier non ha consentito, infatti, una narrazione continua e cronologicamente ordinata, a cui si è così rinunciato. La raccolta dei dati ha mirato a ricostruire ogni ritrovamento occorso lungo la superficie del Cispio, confluito poi nella carta archeologica, che costituisce la parte catalogica di questo lavoro. Ad un livello successivo, quello di sintesi, si è scelto di esaminare ogni tematica topografica sotto una duplice prospettiva quella delle fonti archeologiche e quella delle fonti scritte, cercando in questo modo sia di distinguere il più possibile la lettura dall’interpretazione, sia di valorizzare un dossier di sua natura poco “parlante”. Sono state così affrontate problematiche quali la toponomastica e la topografia, le suddivisioni dello spazio urbano, la viabilità e gli spazi pubblici e i luoghi di culto nell’ambito delle fonti scritte. Per quelle archeologiche, invece, si sono esaminate le dinamiche dello sviluppo pre-urbano, il tessuto insediativo, la viabilità e, seppur brevemente, l’analisi dei reperti mobili. Un apposito spazio, inoltre, è stato dedicato alla complessa problematica della localizzazione del tempio di Giunone Lucina sul Cispio, di fatto il solo edificio che le fonti antiche situano con certezza sul mons. La proposta di localizzazione, ottenuta tramite l’analisi integrata del dossier archeologico con quello letterario ed epigrafico, si è giovata in gran parte della ricerca archivistica sopramenzionata. Si è tentato comunque, per quanto possibile, di restituire un quadro e un areale accettabile per la localizzazione del luogo di culto, e successivamente indagare le distinte possibilità, avanzando una proposta specifica. Infine, ad un ultimo livello più interpretativo si sono analizzate le problematiche di storia urbana dell’area. In questo senso, proprio a causa della limitatezza delle fonti letterarie disponibili il lavoro si è giovato del dossier epigrafico per approfondire il paesaggio religioso e la storia sociale del quartiere. Sulla prima tematica, sostanzialmente limitata alla festività dei Matronalia ci si è proposti di chiarire la ritualità connessa alla celebrazione delle feste in onore della dea, al suo contesto storico ed alle vicende connesse alla fondazione del tempio, tra le più dibattute nella storia degli studi. Sulla storia sociale del quartiere è stata indagata e verificata la presenza di specifiche forme di sociabilità connessa alla eventuale caratterizzazione “professionale” di alcune aree del Cispio. Contestualmente si è cercato di comprendere e ricostruire la presenza di memorie di famiglie nella toponomastica, ed infine, di tracciare un quadro degli abitanti del quartiere, provando a riconoscerne le abitazioni e analizzando i caratteri specifici del popolamento. L’obiettivo finale è stato quello di colmare un vuoto nella storia urbana della città antica, cercando di comprendere l’area nella sua integrità e il complesso sistema di fonti ad essa associate.
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CAROSI, GAIA. "Studio delle trasformazioni del territorio di Xoclán. Tra passato preispanico e presente urbanizzato." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1086037.

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Abstract:
ABSTRACT Popolata dal Preclassico Medio (1200-800 a.C.), l’area di Xoclán si sviluppò come centro urbano a partire dal Classico Antico (200-650 d.C.), in concomitanza con l’affermazione di T’Hó come capitale regionale. L’attuale parco archeologico Xoclán è ampio 52 ettari, e comprende l’area civico-cerimoniale e poche altre piattaforme basali, mentre il resto delle strutture che costituirono la città è rimasto coinvolto nel recente ampliamento urbano subìto da Mérida, e molte sono andate distrutte per far spazio ai nuovi quartieri. Attraverso uno studio della documentazione di scavo dell’ultimo trentennio, è stato possibile identificare altri quartieri, posti al di fuori del parco archeologico, che costituirono parte dell’antico centro e definirne le funzioni e la cronologia di sviluppo, arrivando infine a ricostruire - per quanto possibile - i limiti dell’insediamento, per una superficie totale di almeno 9 km2. L’analisi di una carta altimetrica di dettaglio e della fotografia aerea storica ha inoltre permesso di identificare due nuove aree di interesse archeologico. Di queste, una è oggi completamente obliterata dal nuovo contesto urbano. L’altra presenta ancora una situazione altimetrica complessa, e mostra, tra l’altro, frammenti architettonici di vario tipo, definendo un quartiere antico decisamente interessante posto a 800 m a sud delle piazze pubbliche di Xoclán. Al lavoro specifico sul centro urbano si è aggiunta, per una migliore comprensione, una ricostruzione storica delle varie fasi a cui la zona andò incontro nel tempo: dal periodo coloniale fino a oggi.
ABSTRACT Populated by Middle Preclassic (1200-800 b.C.), Xoclán area developed as a urban centre from the Early Classic (200-650 AD). In the same time, T’Hó was achieving the power over a big part of Yucatan peninsula as regional capital. The actual Xoclán archaeological park is 52 ha wide, and includes the civic-ceremonial area and few other foundation platforms, while the rest of the structures has been involved in the recent process of urban enlargement undergone by Mérida, and many of them have been destroyed to allow the construction of new buildings. Studying the archaeological documentation of the last thirty years, I identified some other districts that constituted the city, outside the archaeological park, and I defined their function and their chronology, reconstructing the settlement limits as far as possible: Xoclán area could have extended for at least 9 km2. Moreover, analysing detailed altitude maps and historic aerial photos, I could identify two more areas of archaeological interest. One has now been obliterated by the new urban context. The other still presents a complex altimetric situation, and it shows the presence of some architectonical fragments, defining an interesting ancient district at 800 m south of the public squares of Xoclán. For a better understanding, I added an historical reconstruction of the territorial changes of the area through the centuries: from colonial ages to the present.
RESUMEN Habitada desde el Preclásico Medio (1200-800 a.C.), el área de Xoclán se desarrolló como centro urbano a partir del Clásico Antiguo (200-650 d.C.), junto con el surgimiento de T’Hó como capital regional. El actual parque arqueológico Xoclán cuenta 52 hectáreas e incluye el área cívico-ceremonial y algunas otras plataformas, mientras que las otras estructuras que continuyeron parte de la ciudad antigua participaron en la reciente obra de ampliación de Mérida y muchas han sido destruidas para permitir la construcción de nuevos edificios. A través de un estudio de la documentación de excavación de las últimas tres décadas, fue posible identificar a otros barrios, afuera del parque, que fueron parte del sitio y definir sus funciones y la cronología de sus desarrollo, llegando - por lo que sea posible - a reconstruir los límites del asentamiento, que alcanzaron al menos un área de 9 kilómetros cuadrados. Además, el análisis de una carta altimétrica de detalle y de fotografía aérea histórica nos permitió identificar dos nuevas áreas de interés arqueológico. Una está ahora completamente obliterada por el nuevo contexto urbano. La otra todavía tiene una situación altimétrica compleja y muestra algunos fragmentos arquitectónicos, definiendo un barrio antiguo muy interesante puesto a 800 m al sur de las plazas públicas de Xoclán. A esto se añadió, para una mejor comprensión, una reconstrucción histórica de las diferentes fases que seguiron en estas zonas en el tiempo: desde el período colonial hasta la actualidad.
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CANINO, DARIO. "Sintaxis del espacio de los complejos forenses de las ciudades de fundación romana en Italia y su influencia en el urbanismo de las fundaciones romanas en Hispania hasta época julio-claudia." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1269272.

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Abstract:
La ricerca consente una conoscenza più approfondita dei complessi forensi: delle loro fasi edilizie, della loro evoluzione, delle loro funzioni e delle architetture più significative che si trovano al loro interno. Si attesta come il foro prenda forma in base alle esigenze della città in quel determinato momento in cui esiste. Si configura come un’entità, di certo caratterizzata da una più o meno variabile forma di monumentalità ma allo stesso tempo pronta ad adattarsi a ciò di cui i suoi fruitori hanno bisogno e ad esprimere ciò che i suoi costruttori (intesi come finanziatori) intendono comunicare. Sin dall'inizio, lo spazio forense si caratterizza per la varietà di funzioni che può ospitare, una peculiarità che lo distingue non solo come realtà di valore architettonico ma che gli fornisce anche un grande valore antropologico. Il foro costituiva il centro politico-religioso urbano, ma anche il luogo di mercato e di svolgimento di eventi e spettacoli pubblici. Progressivamente, però, si svolse il trasferimento di alcune funzioni, ossia quelle relative agli spettacoli ludici e quelle commerciali, in modo tale da isolare le funzioni amministrative e cultuali, conferendo ad esse sempre maggiore rilievo. Questo isolamento ha trovato come tipica espressione architettonica quella del complesso forense concepito come un monumento unitario e non più come un aggregato di strutture diverse e connesse tra loro in vario modo. Il foro si trasforma da centro di convergenza e di guida della vita economico-sociale di tutto il territorio della civitas, in luogo dove risiede e si espone l’autorità. In definitiva, il foro isolato e monumentale è anche una conseguenza del venire meno della partecipazione attiva del popolo alla vita politico-amministrativa della città, che sarà gestita da magistrati locali scelti tra una sempre più ristretta cerchia di persone. Questo tipo di foro si sviluppò soprattutto nelle aree provinciali. L’argomento più rilevante del lavoro è certamente quello che riguarda i percorsi strutturali dei complessi forensi, i quali variano a seconda della natura stessa dei fora. Il tipo di sintassi spaziale adottato definisce il carattere del messaggio che il complesso forense intende trasmettere nel momento in cui ha preso forma (prima edificazione o ristrutturazione che sia). È possibile riconoscere due diverse tipologie: la prima, a percorso diretto; la seconda a percorsi biassiali bipolari. In genere, il messaggio è di natura cultuale nei casi dei fora a percorso diretto mentre è di natura politica, nel senso di rappresentazione della grandiosità dell’impero e della sua efficacia funzionale, nei casi dei percorsi biassiali e bipolari. A partire dall'età di Augusto, la morfologia urbana divenne uno strumento per mobilitare l’opinione pubblica e i percorsi istituiti all'interno dei complessi forensi, ma anche della città in generale, dovevano condurre al suo consenso. Dall'età augustea, dunque, l’analisi dei percorsi strutturali costituisce un elemento fondamentale nello studio dei complessi forensi. La ricostruzione dei rapporti tra gli spazi e, di conseguenza, dei percorsi necessari per raggiungerli è, infatti, direttamente correlata a necessità funzionali e a significati politico-culturali che non si potrebbero individuare con la semplice analisi architettonica. Il fenomeno dell’evergetismo è strettamente collegato con quello del culto imperiale che, seppure in misura variabile, ha interessato tutte le piazze delle città romane di età imperiale. Le sistemazioni iniziali delle città erano realizzate a spese dello stato mentre un reale processo di monumentalizzazione, in genere, non poteva avvenire finché non si fosse formata una élite capace di impegnarsi nel finanziamento di grandi imprese costruttive. La costruzione o la monumentalizzazione di un foro, inoltre, può essere strettamente correlata alla necessità di fornire alla città tutte le nuove strutture necessarie a seguito di un cambiamento di status giuridico.
The research allows a more in-depth knowledge of the fora, about their construction phases, evolution, functions and most significant architectures which are located inside them. It attests how the forum takes shape according to the needs of the city at that moment in which it exists. It is configured as an entity, certainly characterized by a more or less variable form of monumentality, but at the same time, ready to adapt to what its users need and also to express what its builders (intended as financiers) intend to communicate. From the beginning the forum is characterized by various functions, a peculiarity that distinguishes it, not only as a reality of architectural value, but also provides great anthropological value. Certainly the forum constituted the urban political-religious center, but also the place of market and of events and public performances. Little by little, there is a transfer of some functions, namely, those related to ludic events and to commerce, in order to isolate the administrative function, giving it an increasingly greater importance. This isolation has found as a typical architectural expression, that of the forum conceived as a unitary monument and no longer as a set of different structures. The forum changes from a center of convergence and guidance of the economic and social life of the whole territory of the civitas, in a place where authority resides and exposes itself. The isolated and monumental forum is also a consequence of the disappearance of the active participation of the citizens in the political and administrative life of the city, which will be managed by local magistrates chosen from an increasingly narrow circle of people. This type of forum, conceived as a unitary complex, was developed mainly in the provincial areas. The most relevant topic of the work, concerns the structural paths of the fora. The type of spatial syntax adopted defines the character of the message that each forum intends to transmit when it takes shape (in its first construction or in its subsequent restructuring). It is possible to recognize two types of structural trajectories: the first, with a direct trajectory; the second with biaxial-bipolar trajectory. In general, the message is of a cultual type in the case of a direct trajectory, while it is of political nature in cases of biaxial-bipolar trajectories. From the time of Augustus, urban morphology became a useful tool to mobilize public opinion and even the internal paths of the fora had to lead to imperial consent. Therefore, from the Augustan age, the analysis of the structural paths is a fundamental element in the study of fora. In fact, the reconstruction of the relationships between the spaces and, consequently, the identification of the paths necessary to reach them, is directly related to functional needs and to political-cultural meanings that, generally, can not be identified with a simple architectural analysis. The phenomenon of the evergetism has involved all the Roman cities and it is a phenomenon closely related to that of the imperial cult that, although in varying degrees, has also interested all the squares of the Roman cities of the imperial era. The first structures in the fora were certainly built at the expense of the state, while a real process of monumentalization, in general, could not take place until an elite was formed, capable of engaging in the financing of large constructive companies. Furthermore, the construction or the monumentalisation of a forum can be closely linked to the need to provide the city with all the new structures necessary as a result of a change in legal status.
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RADICIONI, LEONARDO. "Il tratto di Aqua Claudia e Anio Novus tra Porta Furba e via Frascati: analisi tecnico-strutturale delle opere manutentive e di consolidamento antiche." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1215921.

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Abstract:
Una città come Roma, con una popolazione urbana mai vista nel mondo antico, ha sempre avuto bisogno di ingenti risorse. E l’acqua è senza dubbio una di queste. L’Aqua Claudia e l’Anio Novus furono quindi gli acquedotti che nella prima età imperiale andarono a soddisfare questo sempre più impellente bisogno, a causa dell’insufficienza dei sette acquedotti esistenti. Con un percorso di decine di chilometri, l’ultimo tratto dei quali sovrapposti su arcuazioni continue che arrivano anche a 30 metri di altezza, i due nuovi acquedotti insieme avevano una portata doppia, o maggiore, di tutti gli altri acquedotti. Scegliere di analizzare un singolo tratto, benché di circa 160 metri, parlando di una infrastruttura tale può sembrare riduttivo, ma si rende utile e necessario se si considera la varietà di soluzioni adottate in un’opera grande come questa. E il tratto qui analizzato è il più eccezionale proprio a causa di tutta la serie di interventi di manutenzione o riparazione succedutisi, che ne hanno ampiamente modificato forma, dimensioni, e soprattutto statica e funzionamento strutturale. Un grande impegno quindi, economico, organizzativo, e soprattutto duraturo nei secoli, nel mantenere in funzione ed in buono stato un’infrastruttura così importante, di cui attraverso il rilievo strumentale coadiuvato da fotogrammetria 3D dell’intera struttura si è potuto analizzare ogni modifica ed identificarne le cause che ne hanno determinato la necessità.
A city like Rome, with an urban population never seen in the ancient world, always needed huge resources. And water is without a doubt one of these. The Aqua Claudia and the Anio Novus were therefore the aqueducts that in the first imperial age went to satisfy this increasingly urgent need, due to the insufficiency of the seven existing aqueducts. With a path of tens of kilometers, the last part of which overlapped on continuous arches that even reach 30 meters high, the two new aqueducts together had a double flow rate, or greater, of all the other aqueducts. Choose to analyze a single section, although about 160 meters, talking about such an infrastructure may seem reductive, but it useful and necessary if we consider the variety of solutions adopted in a work as big as this. And the part here analyzed is the most outstanding, precisely because of the whole series of maintenance or repair successive, which have widely modified shape, size, and above all static and structural functioning. A great commitment, therefore, economic, organizational, and above all lasting over the centuries, in keeping in function and in good condition an infrastructure so important, of which through the instrumental survey supported by 3D photogrammetry of the entire structure, it was possible to analyze every change and identify the causes that resulted in the necessity.
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ANTONELLI, GIACOMO. "La carta archeologica di Ocriculum." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1610194.

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Abstract:
Il presente lavoro è finalizzato allo studio dell’area archeologica di Ocriculum. Partendo dall’analisi degli edifici e delle sopravvivenze sparse nell’area della città, si è proceduto ad un’attenta analisi dell’edito e ad una capillare ricognizione delle fonti archivistiche per la ricostruzione dell’insediamento antico e delle sue fasi evolutive. Lo studio dei resti è stato condotto parallelamente alla loro documentazione grafica, realizzata avvalendosi della strumentazione tecnologica oggi disponibile. Il fine stesso della ricerca, la redazione della carta archeologica della città di Ocriculum, non poteva prevedere il ricorso a denominatori di scala utili a rappresentazioni di dettaglio di ogni singola struttura presente nel sito. Ciononostante è stato possibile effettuare degli approfondimenti su alcuni edifici e si è comunque mantenuto un approccio metodologico scientifico che tenesse conto dell’importanza di ogni singola informazione contenuta nell’oggetto di studio e non solo della sua rappresentazione grafica finale. In questo il confronto con quanto già edito o studiato è stato molto prezioso. Di fondamentale importanza è stata la lettura della situazione geomorfologica dell’area. Al fine di fondare ogni nuova ipotesi sulla costruzione degli edifici e sulla genesi della città in generale, non si poteva prescindere da una esatta interpretazione della stratigrafia geologica e delle condizioni morfogenetiche qui presenti. L’analisi della dislocazione generale di ogni emergenza archeologica e la lettura particolareggiata degli edifici maggiormente visibili ha permesso poi di poter riscrivere in alcuni punti la storia del sito, la cui frequentazione deve riconoscersi senza soluzione di continuità almeno dall’VIII sec. a.C., periodo a cui risalgono le prime testimonianze provenienti dal promontorio nei pressi del porto fluviale. Proprio quest’ultimo può essere identificato come elemento discriminante per la nascita e lo sviluppo dell’insediamento. La minuziosa disamina dell’edito, come accennato, ha permesso di raggiungere i risultati presentati per ciascun nucleo edilizio della città con livelli di approfondimento differenziati. Una più aggiornata lettura ha infine permesso di fissare alcuni punti fermi sull’orientamento e l’organizzazione del contesto urbano già a partire dalla sua pianificazione. I risultati raggiunti su questa tematica costituiscono un passo in avanti significativo rispetto alle acquisizioni pregresse, ma non c’è dubbio che ulteriori informazioni legate all’estensione degli scavi e delle geospezioni condotte dalla British School at Rome potranno implementare ulteriormente il quadro conoscitivo.
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PIVA, VALENTINO. "La Frentania. Profilo storico, archeologico e topografico (VI-I sec. a.C.)." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/11573/1663170.

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Abstract:
Questa tesi nasce dal desiderio di tracciare un profilo diacronico dell’occupazione della regione frentana, nella zona compresa tra il corso del fiume Foro e il fiume Biferno, nella fascia costiera dell’Abruzzo meridionale e del Molise. Se ne traccia un profilo storico, archeologico e topografico.
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