Academic literature on the topic 'Traduzione francese-italiano'

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Journal articles on the topic "Traduzione francese-italiano"

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Marangon, Giorgia. ""La Sépulture" di Gabriel Marie Legouvé da una prospettiva traduttologica: analisi e riflessioni. Proposta di una traduzione italiana ad opera di Giorgia Marangon." Revista de Filología Románica 36 (July 5, 2019): 259–69. http://dx.doi.org/10.5209/rfrm.63516.

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Abstract:
In questo articolo affrontiamo la difficile sfida di analizzare filologicamente La Sépulture di Gabriel Marie Legouvé per proporre ai lettori una traduzione italiana della sua elegia.
 È importante sottolineare che la prima ed unica traduzione del poemetto francese in italiano è datata 1802, quattro anni appena dopo la pubblicazione dell’originale. Firma questa traduzione Luigi Balo­chi e la inserisce in una raccolta intitolata: Il merto delle donne, Le rimembranze, La malinconia e Le pompe funebri. La nostra, in sostituzione della traduzione – reinvenzione del Balochi, è una traduzione inedita del poemetto che pretende di restituire la lunghezza originale, quei 160 versi dimenticati da Balochi, rispettando, laddove possibile, la rima e il ritmo del verso francese.
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Marangon, Giorgia. "Una "Lupa" tra lupe. Riflessioni filologiche e traduttive nella combinazione linguistica italiano-spagnolo-francese." Cuadernos de Filología Italiana 26 (October 2, 2019): 221–32. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.61766.

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Abstract:
Questa indagine centra la sua attenzione nell’analisi filologica e dei risultati traduttivi in spagnolo e francese di alcuni frammenti della novella La Lupa di Giovanni Verga, raccolta nell’opera Vita dei campi (1880). Abbiamo scelto, per la sua comparazione, la traduzione spagnola del granadino José Abad Baena, Cavalleria rusticana y otros cuentos sicilianos (20112), e quella francese, della svizzera Béatrice Haldas, Cavalleria rusticana et autre nouvelles siciliennes (2013). I risultati pratici ottenuti sono utili per uno studio approfondito della traduzione dei fenomeni di variazione linguistica tra lingue affini.
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Ožbot, Martina. "Che cosa (non) è rimasto della francesità?: addomesticamento e straniamento nelle traduzioni italiana e slovena di Les fleurs bleues di Raymond Queneau." Linguistica 53, no. 1 (2013): 161–75. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.53.1.161-175.

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Abstract:
Nel presente contributo vengono offerte alcune riflessioni sulla traduzione di aspetti culturalmente specifici nel testo letterario, e in particolare sulle versioni italiana e slovena del romanzo Les Fleurs bleues di Raymond Queneau, che sono opera rispettivamente di Italo Calvino e di Ana Barič Moder. Al centro dellʼattenzione è soprattutto la dicotomia traduttiva tra lʼapproccio straniante e quello domesticante. Un esame del testo originale e delle due traduzioni ha dimostrato che ambedue i traduttori si sono sforzati di preservare i caratteri della cultura di partenza iscritti nel romanzo queneauiano. Allo stesso tempo, però, hanno cercato di integrare le proprie versioni negli ambienti dʼarrivo quando ciò pareva necessario per rendere possibile il pieno funzionamento delle due traduzioni come opere letterarie che, nei specifici contesti italiano e sloveno, sono destinate ad avere la funzione di entità letterarie a sé stanti, cioè indipendenti dal loro primario legame con il testo di partenza francese. Fatte queste premesse, lʼapproccio generale dei due traduttori può essere caratterizzato come relativamente addomesticante, anche se in entrambe le versioni, e in particolare in quella italiana, viene concesso ampio spazio anche allo straniamento, purché esso non incrini la funzionalità della traduzione.
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Cicali, Gianni. "Destouches e Goldoni tra nobildonne, arcadi e liberi muratori. Percorsi della riforma del teatro comico italiano del Settecento." Quaderni d'italianistica 40, no. 2 (2020): 49–81. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v40i2.34878.

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Abstract:
La riforma del teatro italiano promossa da Carlo Goldoni a metà del Settecento ha avuto dei momenti preparatori. Tra le fasi importanti di questa preparazione si devono includere le traduzioni di testi teatrali francesi di Destouches, drammaturgo aristocratico e accademico di Francia. Inoltre, questi segnali di una pre-riforma si notano particolarmente in ambienti legati all’illuminismo, all’aristocrazia e alla Massoneria in Toscana, regione in cui il giovane avvocato Goldoni soggiornò per alcuni anni. Un altro elemento sono le donne della nobiltà italiana che in alcuni casi non solo recitano da dilettanti i testi del francese durante eleganti villeggiature ma a volte li traducono o li fanno circolare tra compagnie significative di attori e attrici. In questo saggio vedremo questi antecedenti formativi della riforma di Goldoni e in particolare una traduzione di un testo di Destouches che si rivela importante per le persone coinvolte e che era sfuggita agli studi sui rapporti tra Goldoni e Destouches e la riforma del teatro italiano del Settecento.
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Djuric, Zeljko. "Traduzioni dall’italiano di Joakim Vujic (I parte)." Prilozi za knjizevnost, jezik, istoriju i folklor, no. 83 (2017): 31–52. http://dx.doi.org/10.2298/pkjif1783031d.

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Abstract:
Nel lontano 1802, a Trieste, dove ha raggiunto la comunit? serba che guidata dall?illustre scrittore Dositej Obradovic cercava di assorbire la cultura razionalistica europe per trapiantarla poi, almeno in parte, nell? tesssuto della cultura serba, Joakim Vujic studia le lingue straniere (italiano, francese, inghlese) e appena compiuto con successo i primi passi si mette a tradurre un romanzo italiano che gli ? venuto sotto mano: per esercitarsi nella lingua e per offrire al pubblico serbo un testo divertente e utile. Si tratta del romanzo di Antonio Piazza intitolato Il vero amore o sia la storia amorosa d?Irene ? Filandro, un testo linguisticamente complicato, non lontano, per stile, dalla tradizione del romanzo barocco italiano. Nella situazione culturale quando la lingua serba stava vivendo il periodo della sua lenta ed incerta maturazione, Joakim Vujic, nel tradurre, ha continuamente dovuto fare le scelte tra le soluzioni del serbo slavo, la lingua del ceto intellettuale, e del serbo volgare che in quel periodo si faceva strada per entrare nella letteratura. Il nostro lavoro cerca di descrivere e di analizzare il suo coraggioso tentativo.
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La Rosa, Giuliana. "Variazioni e creatività nelle auto-traduzioni ungarettiane." Lingua Frankly 2 (August 19, 2014). http://dx.doi.org/10.6017/lf.v2i1.5388.

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Abstract:
« Pourquoi traduit-on alors, me demanderez-vous? Pourquoi est-ce que moi-même je traduis? Simplement pour faire une œuvre originale de poésie. » Giuseppe Ungaretti (1888-1970) è un poeta italiano di respiro internazionale, il quale vanta moltissime collaborazioni con riviste di tutto il mondo, nonché numerose traduzioni di svariati autori europei. Il mio saggio indagherà le modalità di traduzione utilizzate da Ungaretti, volte ad una totale reinterpretazione del testo originale e ad una riscrittura dello stesso come un’opera originale di poesia. Nel saggio verrà altresì analizzato l’inedito ruolo di Ungaretti come scrittore, mediatore, nonché reclutatore di talenti per la rivista parigina Commerce, e verrà analizzato un componimento in particolare, frutto di questa esperienza, intitolato “L’isola” (L’île) e pubblicato per la prima volta in italiano con traduzione francese a fronte proprio su Commerce. Utilizzerò questo testo come esempio per dimostrare come Ungaretti consideri la traduzione non come calco più o meno fedele all’originale, bensì come una vera e propria riscrittura dell’opera di partenza. Questo testo assume particolare rilievo proprio perché un’auto-traduzione, e mette in evidenza il processo traduttivo ungarettiano.
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Zuliani, Federico. "En samling politiske håndskrifter fra slutningen af det 16. århundrede : Giacomo Castelvetro og Christian Barnekows bibliotek." Fund og Forskning i Det Kongelige Biblioteks Samlinger 50 (April 29, 2015). http://dx.doi.org/10.7146/fof.v50i0.41248.

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Abstract:
Federico Zuliani: Una raccolta di scritture politiche della fine del sedicesimo secolo. Giacomo Castelvetro e la biblioteca di Christian Barnekow. Alla pagina 68 recto del manoscritto Vault Case Ms. 5086, 73/2, Newberry Library, Chicago, ha inizio il “Registro di tutte le scritture politiche del S[igno]r Christiano Bernicò”. Il testo è preceduto da un altro elenco simile, sebbene più breve, che va sotto il titolo di “Memoriale D’alcune scritture politiche, che furon donate alla Reina Maria Stuarda Prigioniera in Inghilterra l’anno di salute m.d.lxxxiii. Dal S[igno]re di Cherelles”. Il manoscritto 5086, 73/2 fa parte di una collezione di dieci volumi (originariamente undici) appartenuti a Giacomo Castelvetro e oggi conservati negli Stati Uniti. I codici, le cui vicende di trasmissione sono, in parte, ancora poco chiare, furono sicuramente compilati da Castelvetro durante il periodo che passò in Danimarca, tra l’estate del 1594 e l’autunno del 1595. Il soggiorno danese di Castelvetro ha ricevuto attenzioni decisamente minori di quelle che invece meriterebbe. Alla permanenza in Danimarca è riconducibile infatti l’opera più ambiziosa dell’intera carriera del letterato italiano: vi vennero assemblati, con l’idea di darli poi alle stampe, proprio i volumi oggi negli Stati Uniti. La provenienza è provata tanto dall’indicazione, nei frontespizi, di Copenaghen come luogo di composizione, quanto dalle annotazioni autografe apportate da Castelvetro, a conclusione dei testi, a ricordare quando e dove fossero stati trascritti; oltre a Copenaghen vi si citano altre due località, Birkholm e Tølløse, entrambe sull’isola danese di Sjællad, ed entrambe amministrate da membri dell’influente famiglia Barnekow. E’ a Giuseppe Migliorato che va il merito di aver identificato per primo in Christian Barnekow il “Christiano Bernicò” della lista oggi alla Newberry Library. Christian Barnekow, nobile danese dalla straordinaria cultura (acquisita in uno studierejse durato ben diciassette anni), a partire dal 1591 fu al servizio personale di Cristiano IV di Danimarca. Barnekow e Castelvetro si dovettero incontrare a Edimburgo, dove il primo era giunto quale ambasciatore del monarca danese e dove il secondo si trovava già dal 1592, come maestro di italiano di Giacomo Stuart e di Anna di Danimarca, sorella di Cristiano IV. Sebbene non si possa escludere un ruolo di Anna nell’introdurli, è più probabile che sia stata la comune amicizia con Johann Jacob Grynaeus a propiziarne la conoscenza. Il dotto svizzero aveva infatti dato ospitalità a Barnekow, quando questi era studente presso l’università di Basilea, ne era divenuto amico e aveva mantenuto i rapporti nel momento in cui il giovane aveva lasciato la città elvetica. Grynaeus era però anche il cognato di Castelvetro il quale aveva sposato Isotta de’ Canonici, vedova di Thomas Liebler, e sorella di Lavinia, moglie di Grynaeus sin dal 1569. Isotta era morta però nel marzo del 1594, in Scozia, ed è facile immaginare come Barnekow abbia desiderato esprimere le proprie condoglianze al marito, cognato di un suo caro amico, e vedovo di una persona che doveva aver conosciuto bene quando aveva alloggiato presso la casa della sorella. Castelvetro, inoltre, potrebbe essere risultato noto a Barnekow anche a causa di due edizioni di opere del primo marito della moglie curate postume dal letterato italiano, tra il 1589 e il 1590. Thomas Liebler, più famoso con il nome latinizzato di Erasto, era stato infatti uno dei più acerrimi oppositori di Pietro Severino, il celebre paracelsiano danese; Giacomo Castelvetro non doveva essere quindi completamente ignoto nei circoli dotti della Danimarca. La vasta cultura di Christian Barnekow ci è nota attraverso l’apprezzamento di diversi suoi contemporanei, quali Grynaeus, Jon Venusinus e, soprattutto, Hans Poulsen Resen, futuro vescovo di Sjælland e amico personale di Barnekow a cui dobbiamo molte delle informazioni in nostro possesso circa la vita del nobile danese, grazie all’orazione funebre che questi tenne nel 1612 e che venne data alle stampe l’anno successivo, a Copenaghen. Qui, ricordandone lo studierejse, il vescovo raccontò come Barnekow fosse ritornato in Danimarca “pieno di conoscenza e di storie” oltre che di “relazioni e discorsi” in diverse lingue. Con questi due termini l’ecclesiastico danese alludeva, con tutta probabilità, a quei documenti diplomatici, relazioni e discorsi di ambasciatori, per l’appunto, che rientravano tra le letture preferite degli studenti universitari padovani. La lista compilata da Castelvetro, dove figurano lettere e istrutioni ma, soprattutto, relationi e discorsi, era un catalogo di quella collezione di manoscritti, portata dall’Italia, a cui fece riferimento l’ecclesiastico danese commemorando Christian Barnekow. Tutti coloro i quali si sono occupati dei volumi oggi negli Stati Uniti si sono trovati concordi nel ritenerli pronti per la pubblicazione: oltre alle abbondanti correzioni (tra cui numerose alle spaziature e ai rientri) i volumi presentano infatti frontespizi provvisori, ma completi (con data di stampa, luogo, impaginazione dei titoli – a loro volta occasionalmente corretti – motto etc.), indici del contenuto e titolature laterali per agevolare lettura e consultazione. Anche Jakob Ulfeldt, amico e compagno di viaggi e di studi di Barnekow, riportò a casa una collezione di documenti (GKS 500–505 fol.) per molti aspetti analoga a quella di Barnekow e che si dimostra di grande importanza per comprendere peculiarità e specificità di quella di quest’ultimo. I testi di Ulfeldt risultano assemblati senza alcuna coerenza, si rivelano ricchi di errori di trascrizione e di grammatica, e non offrono alcuna divisione interna, rendendone l’impiego particolarmente arduo. Le annotazioni di un copista italiano suggeriscono inoltre come, già a Padova, potesse essere stato difficoltoso sapere con certezza quali documenti fossero effettivamente presenti nella collezione e quali si fossero smarriti (prestati, perduti, pagati ma mai ricevuti…). La raccolta di Barnekow, che aveva le stesse fonti semi-clandestine di quella dell’amico, doveva trovarsi in condizioni per molti versi simili e solo la mano di un esperto avrebbe potuto portarvi ordine. Giacomo Castelvetro – nipote di Ludovico Castelvetro, uno dei filologi più celebri della propria generazione, e un filologo egli stesso, fluente in italiano, latino e francese, oltre che collaboratore di lunga data di John Wolfe, editore londinese specializzato nella pubblicazione di opere italiane – possedeva esattamente quelle competenze di cui Barnekow aveva bisogno e ben si intuisce come mai quest’ultimo lo convinse a seguirlo in Danimarca. I compiti di Castelvetro presso Barnekow furono quelli di passarne in rassegna la collezione, accertarsi dell’effettivo contenuto, leggerne i testi, raggrupparli per tematica e area geografica, sceglierne i più significativi, emendarli, e prepararne quindi un’edizione. Sapendo che Castelvetro poté occuparsi della prima parte del compito nei, frenetici, mesi danesi, diviene pure comprensibile come mai egli portò con sé i volumi oggi negli Stati Uniti quando si diresse in Svezia: mancava ancora la parte forse più delicata del lavoro, un’ultima revisione dei testi prima che questi fossero passati a un tipografo perché li desse alle stampe. La ragione principale che sottostò all’idea di pubblicare un’edizione di “scritture politiche” italiane in Danimarca fu la presenza, in tutta l’Europa centro settentrionale del tempo, di una vera e propria moda italiana che i contatti tra corti, oltre che i viaggi d’istruzione della nobiltà, dovettero diffondere anche in Danimarca. Nel tardo Cinquecento gli autori italiani cominciarono ad essere sempre più abituali nelle biblioteche private danesi e la conoscenza dell’italiano, sebbene non completamente assente anche in altri settori della popolazione, divenne una parte fondamentale dell’educazione della futura classe dirigente del paese nordico, come prova l’istituzione di una cattedra di italiano presso l’appena fondata Accademia di Sorø, nel 1623. Anche in Danimarca, inoltre, si tentò di attrarre esperti e artisti italiani; tra questi, l’architetto Domenico Badiaz, Giovannimaria Borcht, che fu segretario personale di Frederik Leye, borgomastro di Helsingør, il maestro di scherma Salvator Fabris, l’organista Vincenzo Bertolusi, il violinista Giovanni Giacomo Merlis o, ancora, lo scultore Pietro Crevelli. A differenza dell’Inghilterra non si ebbero in Danimarca edizioni critiche di testi italiani; videro però la luce alcune traduzioni, anche se spesso dal tedesco, di autori italiani, quali Boccaccio e Petrarca, e, soprattutto, si arrivò a pubblicare anche in italiano, come dimostrano i due volumi di madrigali del Giardino Novo e il trattato De lo schermo overo scienza d’arme di Salvator Fabris, usciti tutti a Copenaghen tra il 1605 e il 1606. Un’ulteriore ragione che motivò la scelta di stampare una raccolta come quella curata da Castelvetro è da ricercarsi poi nello straordinario successo che la letteratura di “maneggio di stato” (relazioni diplomatiche, compendi di storia, analisi dell’erario) godette all’epoca, anche, se non specialmente, presso i giovani aristocratici centro e nord europei che studiavano in Italia. Non a caso, presso Det Kongelige Bibliotek, si trovano diverse collezioni di questo genere di testi (GKS 511–512 fol.; GKS 525 fol.; GKS 500–505 fol.; GKS 2164–2167 4º; GKS 523 fol.; GKS 598 fol.; GKS 507–510 fol.; Thott 576 fol.; Kall 333 4º e NKS 244 fol.). Tali scritti, considerati come particolarmente adatti per la formazione di coloro che si fossero voluti dedicare all’attività politica in senso lato, supplivano a una mancanza propria dei curricula universitari dell’epoca: quella della totale assenza di qualsivoglia materia che si occupasse di “attualità”. Le relazioni diplomatiche risultavano infatti utilissime agli studenti, futuri servitori dello Stato, per aggiornarsi circa i più recenti avvenimenti politici e religiosi europei oltre che per ottenere informazioni attorno a paesi lontani o da poco scoperti. Sebbene sia impossibile stabilire con assoluta certezza quali e quante delle collezioni di documenti oggi conservate presso Det Kongelige Bibliotek siano state riportate in Danimarca da studenti danesi, pare legittimo immaginare che almeno una buona parte di esse lo sia stata. L’interesse doveva essere alto e un’edizione avrebbe avuto mercato, con tutta probabilità, anche fuori dalla Danimarca: una pubblicazione curata filologicamente avrebbe offerto infatti testi di gran lunga superiori a quelli normalmente acquistati da giovani dalle possibilità economiche limitate e spesso sprovvisti di una padronanza adeguata delle lingue romanze. Non a caso, nei medesimi anni, si ebbero edizioni per molti versi equivalenti a quella pensata da Barnekow e da Castelvetro. Nel 1589, a Colonia, venne pubblicato il Tesoro politico, una scelta di materiale diplomatico italiano (ristampato anche nel 1592 e nel 1598), mentre tra il 1610 e il 1612, un altro testo di questo genere, la Praxis prudentiae politicae, vide la luce a Francoforte. La raccolta manoscritta di Barnekow ebbe però anche caratteristiche a sé stanti rispetto a quelle degli altri giovani danesi a lui contemporanei. Barnekow, anzitutto, continuò ad arricchire la propria collezione anche dopo il rientro in patria come dimostra, per esempio, una relazione d’area fiamminga datata 1594. La biblioteca manoscritta di Barnekow si distingue inoltre per l’ampiezza. Se conosciamo per Ulfeldt trentadue testi che questi portò con sé dall’Italia (uno dei suoi volumi è comunque andato perduto) la lista di “scritture politiche” di Barnekow ne conta ben duecentoottantaquattro. Un’altra peculiarità è quella di essere composta inoltre di testi sciolti, cioè a dirsi non ancora copiati o rilegati in volume. Presso Det Kongelige Bibliotek è possibile ritrovare infatti diversi degli scritti registrati nella lista stilata da Castelvetro: dodici riconducibili con sicurezza e sette per cui la provenienza parrebbe per lo meno probabile. A lungo il problema di chi sia stato Michele – una persona vicina a Barnekow a cui Castelvetro afferma di aver pagato parte degli originali dei manoscritti oggi in America – è parso, di fatto, irrisolvibile. Come ipotesi di lavoro, e basandosi sulle annotazioni apposte ai colophon, si è proposto che Michele potesse essere il proprietario di quei, pochi, testi che compaiono nei volumi oggi a Chicago e New York ma che non possono essere ricondotti all’elenco redatto da Castelvetro. Michele sarebbe stato quindi un privato, legato a Barnekow e a lui prossimo, da lui magari addirittura protetto, ma del quale non era al servizio, e che doveva avere presso di sé una biblioteca di cui Castelvetro provò ad avere visione al fine di integrare le scritture del nobile danese in vista della sua progettata edizione. Il fatto che nel 1596 Michele fosse in Italia spiegherebbe poi come potesse avere accesso a questo genere di opere. Che le possedesse per proprio diletto oppure che, magari, le commerciasse addirittura, non è invece dato dire. L’analisi del materiale oggi negli Stati Uniti si rivela ricca di spunti. Per quanto riguarda Castelvetro pare delinearsi, sempre di più, un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura italiana nell’Europa del secondo Cinquecento, mentre Barnekow emerge come una figura veramente centrale nella vita intellettuale della Danimarca a cavallo tra Cinque e Seicento. Sempre Barnekow si dimostra poi di grandissima utilità per iniziare a studiare un tema che sino ad oggi ha ricevuto, probabilmente, troppa poca attenzione: quello dell’importazione in Danimarca di modelli culturali italiani grazie all’azione di quei giovani aristocratici che si erano formati presso le università della penisola. A tale proposito l’influenza esercitata dalla letteratura italiana di “maneggio di stato” sul pensiero politico danese tra sedicesimo e diciassettesimo secolo è tra gli aspetti che meriterebbero studi più approfonditi. Tra i risultati meno esaurienti si collocano invece quelli legati all’indagine e alla ricostruzione della biblioteca di Barnekow e, in particolare, di quanto ne sia sopravvissuto. Solo un esame sistematico, non solo dei fondi manoscritti di Det Kongelige Bibliotek, ma, più in generale, di tutte le altre biblioteche e collezioni scandinave, potrebbe dare in futuro esiti soddisfacenti.
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Dissertations / Theses on the topic "Traduzione francese-italiano"

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Petras, Ancuta Ioana. "Proposta di traduzione in italiano di una brochure turistica francese." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8219/.

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Abstract:
Oggetto di questa tesi sono l'analisi del linguaggio utilizzato nella comunicazione turistica e delle difficoltà di traduzione che si presentano nei testi turistici. Sono state analizzate le principali caratteristiche del discorso turistico, sia dal punto di vista della tipologia testuale sia per quanto riguarda le peculiarità del lessico impiegato nei testi turistici. Si è trattato il tema della trasmissione dei riferimenti culturali, soprattutto dei nomi propri (che sono numerosi all'interno dei testi turistici) e delle strategie di traduzione che permettono di trovare ottime soluzioni per conservare il significato del termine d'origine nella lingua d'arrivo e di spiegare al destinatario del testo il contenuto non sempre chiaro del nome proprio (e, più in generale, del riferimento culturale).
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Stanzione, Nicole. "Fendi protagonista italiano nelle traduzioni di moda verso il francese." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14192/.

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Abstract:
Il presente elaborato si appoggia alla storia della nota maison italiana Fendi, per evidenziare le caratteristiche e le difficoltà delle traduzioni nell'ambito della moda. In esso vengono evidenziate le ragioni strategiche di tradurre questo settore, considerando il contesto economico in cui la moda riveste un ruolo di spicco a livello internazionale.
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TALLARICO, GIOVANNI LUCA. "La dimensione interculturale nei dizionari bilingue italiano-francese." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/908.

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Abstract:
Le tesi è volta a esplorare la dimensione interculturale nei dizionari bilingue italiano-francese. La prima parte propone un approccio teorico alla questione. Prendendo le mosse da una ridefinizione delle nozioni di cultura e interculturalità, un excursus storico permette di delineare le relazioni tra lingue e culture. Vengono affrontati in seguito temi come lo statuto epistemologico della lessicografia bilingue e i suoi rapporti con la linguistica; le aporie derivanti dal concetto di equivalenza; la specificità della traduzione nei dizionari bilingue; gli apporti della semantica alla lessicografia. Un’attenzione particolare viene rivolta alle nozioni di scarto semantico, referenziale e culturale e alle lacune lessicali. Ci siamo infine concentrati sul fenomeno della connotazione e su alcune tradizioni di ricerca che sottolineano il valore culturale della lingua. La seconda parte è incentrata sullo studio del corpus. L’analisi è stata effettuata sulla lettera A dei quattro dizionari presi in esame (Boch, Garzanti, Hachette-Paravia, Larousse). Si è cercato innanzitutto di sottolineare il valore e la tipologia degli scarti prodotti nell’equivalenza, in particolare di quelli culturali. In seguito, ci si è soffermati sugli esempi a funzione culturale. Infine, un esame delle note culturali e di alcuni falsi prestiti ha consentito di apportare un ulteriore contributo alla problematica.<br>Our thesis aims at exploring the intercultural dimension in Italian-French bilingual dictionaries. The first part represents a theoretical approach to the issue. A definition of the concepts of culture and cross-cultural precedes a study of the relationships between languages and cultures. After that, the following themes are dealt with: the epistemological status of bilingual lexicography and its relationships with linguistics; the semantic hindrances to equivalence; the peculiarity of translation in bilingual lexicography; the contributions of semantics to lexicography. Special attention is also given to the concepts of semantic, referential and cultural gaps and to the lexical gaps in general. In the last two chapters, the focus shifts to connotation and to some approaches that stress the importance of cultural values in language. The second part is a corpus-based study on the letter A of four Italian-French contemporary dictionaries (Boch, Garzanti, Hachette-Paravia, Larousse). We have tried, in particular, to emphasize the role and the typology of the gaps occurring in the equivalence, especially of cultural gaps. Then, we focus on culture-bound examples. Finally, we deal with cultural notes and some false borrowings in Italian, in order to show other aspects of equivalence.
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Montanari, Marika. "Sulle espressioni idiomatiche. Uno studio contrastivo in italiano, francese e russo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15186/.

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Abstract:
La presente tesi si colloca all'interno di un'ottica contrastiva e si focalizza, nello specifico, su un'analisi comparata tra alcune espressioni idiomatiche presenti in lingua italiana, francese e russa. Lo studio si apre con una riflessione sul concetto di idiomatismo, sulla sua origine ed evoluzione nel tempo. Segue un excursus sugli studi fraseologici, sulle diverse classificazioni proposte nel corso degli anni e sulle principali caratteristiche di tale fenomeno linguistico. Vengono poi illustrati la comprensione e lo sviluppo del linguaggio figurato nella mente umana, e forniti alcuni cenni di fraseologia contrastiva, seguiti da un particolare focus sulla fraseodidattica come disciplina. A quest'ultima, si ricollega un esperimento pratico di traduzione realizzato presso la Fakul'tet inostrannych jazykov i regionovedenija dell'Università statale di Mosca (MGU) in collaborazione con la docente Galina Evgen'evna Šumilova: dopo avere proposto a una classe di studenti russofoni di lingua francese la traduzione di un estratto di Le Petit Nicolas di René Goscinny, vengono confrontate le versioni ottenute focalizzando l'attenzione sul trattamento delle espressioni idiomatiche presenti all'interno di esso ed elaborate considerazioni in base alle proposte raccolte. Viene successivamente presentato un corpus di locuzioni idiomatiche somatiche in lingua italiana, francese e russa, a cui seguono le conclusioni tratte dalle analisi svolte e dai risultati ottenuti.
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Versteegh, Giada. "Via Francigena: proposta di traduzione di un diario di viaggio dal francese in italiano." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13693/.

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Abstract:
Il presente elaborato finale consiste in una traduzione dal francese in italiano di un diario di viaggio inedito, scritto nell'estate 2015 da Antoine Dematteo. Il corpo centrale, occupato dal testo in lingua originale e seguito dalla sua traduzione, è preceduto da una introduzione storica della Via Francigena e da una essenziale presentazione dell'autore. L'ultimo capitolo è invece dedicato al commento generale sul lavoro svolto, a cui segue la conclusione.
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Maffesi, Anna. "Il Cahier des charges nell’ingegneria dell’automazione: una proposta di traduzione dal francese in italiano." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7123/.

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Abstract:
L’idea di quest’elaborato finale nasce inseguito all’esperienza di tirocinio (luglio 2013) svolta presso l’azienda KAHLE Automation in qualità di traduttrice. Il testo francese di cui ho proposto la traduzione italiana coinvolge diversi settori: l’ingegneria dell’automazione, l’ingegneria meccanica, la para-farmaceutica e la contrattualistica. Si tratta infatti di un Cahier des charges (capitolato) contenete le norme e le tempistiche da rispettare durante la realizzazione di un progetto. In particolare, l’estratto da me tradotto e analizzato riguarda la descrizione degli alimentatori all’interno della linea di formatura. La ricerca terminologica è stata il filo conduttore del presente elaborato. La specificità del lessico del testo di partenza e la difficoltà nel reperire corrispondenze traduttive hanno dato vita a un attento processo di comprensione e interpretazione del testo. In questo modo, la scarsità di testi paralleli italiani sull’argomento in questione ha fatto sì che indagassi a fondo a livello terminologico, nozionistico e concettuale su questo testo così tecnico. Ho dunque preso consapevolezza dell’importanza effettiva di affiancare alla formazione puramente linguistica del traduttore anche un’adeguata formazione tecnica in base all’ambito di specializzazione. Un’ulteriore constatazione preziosa ai fini della traduzione proposta riguarda l’arricchimento di testi paralleli sul web nel corso dei dieci mesi che hanno separato l’esperienza di tirocinio dall’inizio della redazione di quest’elaborato. Grazie a tali aggiornamenti mi è stato infatti possibile verificare e correggere le proposte traduttive precedentemente avanzate per giungere a un prodotto finale il più vicino possibile alla realtà professionale della KAHLE Automation.
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Micchi, Rita. "Le collocazioni in traduzione e interpretazione tra italiano e francese: Uno studio su eptic_01_2011." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7838/.

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Abstract:
This dissertation aims at investigating differences in phraseological patterns in translated and interpreted language, on the basis of the intermodal corpus EPTIC_01_2011 and focusing on Italian and French. First of all, an overview is offered of the main studies and theories about corpus linguistics and collocations: the notion of corpus is defined and a typology (focusing on intermodal corpora) is presented, before moving on to the linguistic phenomenon of collocation and its investigation through corpus linguistics methods. Second, the general structure of EPTIC_01_2011 is presented, including the ways in which its texts have been assembled, edited through ad hoc conventions and enriched with metadata. The methodology proposed by Durrant and Schmitt (2009), slightly edited to fit the present study, has been used to extract and compare noun+adjective/adjective+noun bigrams from a quantitative point of view. A subset of these data have then been extracted and analysed manually. The results of the study are presented through graphs and examples, with an in-depth discussion of the bigrams considered. Lastly, the data collected are analysed and categorised in terms of shifts occurring in translation and in interpreting, potential causes are discussed and ideas for further research and for the development of the EPTIC corpus are sketched.
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Koklis, Paraskevi <1966&gt. "La traduzione delle forme idiomatiche dal francese letterario in italiano: il caso di Amélie Nothomb." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2553/.

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Lambertini, Vincenzo <1986&gt. "Approccio linguistico e corpus-driven al proverbio italiano e francese: alla ricerca della forma perduta." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7727/.

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Abstract:
Lo studio in oggetto è volto a reperire una metodologia di ricerca sui proverbi, basata su corpora linguistici e guidata dall’approccio corpus-driven. Il primo capitolo si concentra sull’analisi linguistica del proverbio, cercando di evidenziarne le principali caratteristiche e problematiche. Anzitutto, il proverbio è una frase e non un costituente come può essere l’espressione idiomatica. In secondo luogo, la sua semantica funziona su tre piani distinti: il proverbio, infatti, ha un significato composizionale, ma anche un significato paremiologico e, quando viene enunciato, veicola un messaggio. Nel secondo capitolo, dopo aver preso in esame il rapporto tra linguistica dei corpora e paremiologia, abbiamo cercato di reperire una metodologia di ricerca automatica di proverbi in grandi corpora linguistici come itWaC e frWaC, i due corpora utilizzati nell’ambito della presente ricerca. Prendendo spunto da altri studi in ambito fraseologico, abbiamo capito l’importanza di effettuare concordanze di marcatori di proverbio per ottenere proverbi. I marcatori di proverbio utilizzati sono stati la parola proverbio per l’italiano e la parola proverbe per il francese. Nel terzo e nel quarto capitolo, abbiamo illustrato dettagliatamente le tappe della nostra ricerca. L’analisi ha mostrato il vero funzionamento dei proverbi in contesto e ha evidenziato comportamenti molto interessanti, come la modifica e la creazione del proverbio. Nel complesso, lo studio mostra chiaramente che i proverbi sono ancora utilizzati e perfino creati, ecco perché la ricerca non può fermarsi. Inoltre, l’analisi dei dati reali può fare giungere a risultati non solo più precisi, ma anche innovativi.<br>This research aims at giving some methodological guidance for the study of proverbs through corpora. In the first chapter, the analysis of the linguistics of proverbs highlights their main characteristics. Firstly, they are sentences – not phrases; secondly, their semantics concerns three different levels, since they have a compositional meaning, a paremiological meaning and, when uttered, they convey a message. In chapter two, after highlighting the relationship between corpus linguistics and pariemology, I have searched for a methodology to automatically find proverbs in very big corpora, such as itWaC and frWaC, the two corpora used in this research. Drawing on studies from other fields, such as phraseology, I have realised that proverbs can be found through the concordance of their marker. In this research, these markers of proverbs are the words proverbio, for Italian proverbs, and proverbe, for French proverbs. Chapters three and four practically illustrate how our research has been carried out. The analysis has focused on identifying the main features characterizing our proverbs and their functioning in real contexts. In particular, great importance has been attached to variation and creativity in proverbs, proving that we are still modifying and inventing proverbs. This study clearly shows that proverbs are still in use, on the one hand, and that research on proverbs needs further and more thorough investigation, on the other. However, in order to obtain even more satisfying results, proverbs must be investigated using real data.
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Zanardi, Irene. "Proposta di traduzione dal francese all'italiano di alcuni capitoli dell'opera di Annie Ernaux "Regarde les lumieres mon amour"." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Con il presente elaborato si intende proporre una traduzione di alcuni estratti dell’opera "Regarde les lumières mon amour" della scrittrice contemporanea Annie Ernaux, pubblicato nel 2014 dalla casa editrice parigina Seuil. Per un intero anno l'autrice documenta la realtà di cui è testimone quando si reca a fare la spesa al supermercato Auchan della sua città, situato all'interno di un grande centro commerciale. Il risultato è una raccolta di impressioni e sensazioni. Il presente elaborato è costituito da tre capitoli. Il primo è dedicato all’autrice e alla sua opera; presenterò quindi Annie Ernaux, soffermandomi sugli eventi principali della sua vita e sul suo stile di scrittrice. Proseguirò introducendo "Regarde les lumières mon amour", concentrandomi in particolare sulla raccolta editoriale di cui è parte e sulle motivazioni che hanno spinto l’autrice a scegliere di trattare questo argomento. Il secondo capitolo costituisce il punto centrale di questa tesi, la mia proposta di traduzione di alcuni estratti del diario; tratterò in maniera approfondita le maggiori difficoltà incontrate e le strategie traduttive da me adottate nel terzo capitolo. Al tutto seguiranno le conclusioni emerse da questo lavoro.
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Books on the topic "Traduzione francese-italiano"

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Rubattu, Tonino Mario. Dizionario universale della lingua di Sardegna: Italiano-sardo-italiano antico e moderno : con la traduzione di ogni vocabolo in inglese, francese, spagnolo, tedesco .. EDES, 2001.

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